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“La scommessa cattolica”

La recensione

Un’indagine dei sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti

A considerare i numeri presi in sé, la religione cattolica appare molto tonica, risultando una tra le più diffuse al mondo. Ma, a ben guardare, in ogni angolo si avvertono pericolosi scricchiolii, che qualcuno intrepreta come segnali d’imminente cedimento. A partire da questo presupposto si muove l’indagine dei sociologi Chiara Giaccardi e Mauro Magatti in “La scommessa cattolica” (Il Mulino, pp 198, euro 15).
Si sa che i giovani, e più ancora i giovanissimi, tendono a elaborare una religiosità fuori dagli schemi tradizionali delle comunità di origine, con la propensione a selezionare arbitrariamente parti della fede, magari mescolandole con altre provenienti da confessioni molto diverse. Risulta anche così meno frequente rispetto al passato la partecipazione all’eucaristia domenicale. Il che comporterà che, tramontate le generazioni dei nati nel ’40, sarà difficile riempire le chiese e, di conseguenza, anche gestirne i costi.

Riflettendo su tre pilastri (il rapporto tra onnipotenza divina e mito dell’efficienza a tutti i costi, rapporto tra salvezza eterna e successo mondano, rapporto tra ragione e tecnica) il libro sollecita la Chiesa a porsi in atteggiamento di dialogo su di essi, cercando di comunicare alla gente di oggi la sua buona notizia. Ecco la scommessa cattolica del titolo: «muovere i primi passi di una via nuova, recuperando la consapevolezza di avere qualcosa di inaudito da dire».

Fabrizio Casazza

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