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Gianni appende le forbici al chiodo

Interviste mandrogne

Va in pensione lo “storico” barbiere di via San Francesco. Ma non si ferma…

Gianni Cestino ha svolto per cinquant’anni la professione di barbiere in via San Francesco d’Assisi. consigliere del Museo Etnografico “C’era una Volta”, canta nel coro dei Uataron. È lui il “mandrogno” che andiamo a intervistare.

Gianni, puoi tracciare un bilancio della tua lunga attività di barbiere?
«Ho iniziato quindicenne, e per trent’anni ho esercitato a Castellazzo, il paese dove mia mamma lavorava come casellante (serbo gelosamente la fotografia del suo casello ferroviario, il numero 6). Il mio principale, oltre a insegnarmi l’arte di tagliare barba e capelli, è stato un secondo padre. Nel 1970 mi sono trasferito ad Alessandria in via San Francesco d’Assisi e dal 31 dicembre scorso ho chiuso bottega per motivi burocratici. Ho avuto la fortuna di fare un mestiere che mi piace moltissimo e che mi ha dato modo di conoscere tante persone di tutti i ceti sociali. Posso tranquillamente affermare di aver servito tre generazioni: papà, figlio e nipotino. Diversi clienti sono diventati cari amici con i quali ho potuto affrontare, sempre con il dovuto garbo, gli argomenti più differenti, dallo sport alla politica. In fondo il barbiere è anche un po’ confessore: deve ascoltare, ma è tenuto al segreto professionale! Insomma, se posso riassumere con una battuta una vita di lavoro: “Ho dato, ma ho anche avuto”».

Come è cambiata Alessandria dal tuo osservatorio?
«Sono arrivato in via San Francesco quando avevano appena buttato giù l’arco (che si può ancora ammirare nella pubblicazione Alessandria in cartolina a cura di Tony Frisina, ndr). Mi ricordo bene tutti gli edifici della vecchia Alessandria, in particolare la mitica ciminiera di Borsalino. Indubbiamente negli Anni Settanta la città era più tranquilla con una maggiore confidenza tra le persone e amicizie più sincere».

Non solo forbici però, fai anche parte del coro dei Uataron.
«Da vent’anni frequento il museo della Gambarina. Elena Garneri, fondatrice e anima del “C’era una volta”, è per me come una sorella. Ho partecipato a numerose recite teatrali-dialettali, ne cito due su tutte: “Il Natale di Paglia” e “Rangiuma la spusa”. Alla Gambarina ho conosciuto il maestro Alberto Carughi che ha avuto l’idea di creare questo straordinario coro che continua a esibirsi nell’intera provincia».

Sei anche un accanito collezionista.
«Sì, porto avanti svariate collezioni: tappi, pacchetti di sigarette, tazzine (ho allestito tre mostre, due generali e una specifica delle torrefazioni alessandrine), stemmi delle città e cartoline di buon Natale, ma solo se riportano il numero 25, poiché sono le più difficili da trovare. Infine, possiedo quasi tutte le cartoline della mia amata Castellazzo».

Le attività da neo-pensionato, dunque, non ti mancano.
«Direi proprio di no. Da giovane mi piaceva correre e ho partecipato a parecchie competizioni amatoriali. Ora, con trent’anni e trenta chili in più (sorride), mi limito a fare lunghe camminate alla sera in compagnia di mia moglie».

Gianni Cestino parteciperà, in coppia con Ezia Zulfarino, a “Dialettando”, venerdì 24 gennaio, alle ore 21, presso il Museo Etnografico “C’era una volta” in piazza della Gambarina, 1.

Mauro Remotti

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