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Il brutto del calcio: poco gioco e tanta noia

Le testa e la pancia di Silvio Bolloli

La peggiore Alessandria mai vista

Dopo la partita pareggiata dall’Alessandria domenica scorsa a reti inviolate contro la Pianese più d’uno (e, a dirla tutta, anche il sottoscritto) ha sostenuto di avere visto forse la peggior partita dei Grigi della propria vita. Ma come? Rispetto a retrocessioni, sconfitte clamorose o fallimenti, un pacifico zero a zero con una formazione di bassa classifica, visto da una posizione medio-alta, è prestazione tale da meritare un giudizio così caustico e inappellabile? A onor del vero solo chi domenica era al Moccagatta può comprendere il reale significato di queste parole perché, al cospetto di una formazione proveniente dal paese senese di Piancastagnaio, grande poco più della metà di Spinetta Marengo, l’Alessandria ha dimostrato una sconcertante pochezza. Non esisteva una minima idea di gioco e già i difensori, nel momento in cui dovevano avanzare il baricentro della squadra sembravano più portati ad andare avanti in cerca d’avventure o di compagni a cui passare la palla che non consapevoli di uno schema da seguire. Per non parlare dei centrocampisti, senza l’idea di un costrutto né la convinzione di dover spezzare le trame avversarie; ultimi gli attaccanti, nella disperata attesa di una palla magica da capitalizzare che non sarebbe mai arrivata e tra i quali ci sentiremmo forse di salvare il solo Eusepi, un po’ nervoso ma almeno animato dal desiderio di cercare di combinare qualche cosa di utile per la causa collettiva.

Del pari meritano l’assoluzione il portiere Valentini, sempre pronto e reattivo, nella tradizione dei migliori numeri uno alessandrini degli ultimi anni, e anche taluni difensori, forse un po’ bistrattati dalla critica locale ma comunque determinati ad intervenire laddove ce ne fosse stata necessità. Questa è l’Alessandria che si è vista domenica: una squadra assolutamente svogliata, priva di idee, di verve, di brillantezza, di voglia di giocare a pallone e di battere l’avversario, una formazione di uomini (non tutti ma quasi) che sembravano finiti in campo per caso, quasi non vedessero l’ora di tornarsene a casa, e che hanno fatto qualche volta persino la figura dei birilli di fronte al bel giro palla di una formazione di paese che, dopo novant’anni di storia sportiva, è alla prima stagione della propria esistenza in un campionato professionistico. Questo è stato il significato della bruttezza dell’Alessandria di domenica; questo il valore di uno 0-0 che fa più male, allo spettatore, di una sconfitta magari sudata o inevitabile per manifesta inferiorità. Questo, infine, il primo aspetto su cui il vecchio-nuovo allenatore, Angelo Gregucci, sarà chiamato a lavorare.

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