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La nostra città ama la Madonna

L’11 febbraio la Chiesa festeggia Nostra Signora di Lourdes, nel giorno in cui apparve per la prima volta a Santa Bernadette. Abbiamo voluto rivolgere qualche domanda alla Madre superiora delle Immacolatine, suor Odilla Bertuccio, per capire il valore che ha questa solennità oggi, specialmente nella nostra città.

Suor Odilla, quale peso ha avuto per lei e per la sua vocazione la festa della Beata Vergine di Lourdes?
«Nella mia lunga esperienza di vocazione devo ammettere che la devozione alla Madonna di Lourdes ha avuto un peso secondario. Fin da giovane ho costruito la mia fede sulla venerazione al Nostro Signore. Solo successivamente, in comunità, ho conosciuto e vissuto maggiormente la festa, che è sempre stata molto sentita. Ciò ha fatto sì che mi avvicinassi di più a Lei, e sono stata aiutata dal fatto che qui in Alessandria abbiamo un Santuario dedicato, meta lo scorso anno della processione per le reliquie di Santa Bernadette».

Processione che ebbe un fortissimo richiamo sulla popolazione della città…
«E non solo! Molta gente venne anche dai paesi vicini, tanto che nella chiesa delle Immacolatine non sapevamo più dove far stare la gente! OnestaAdel grandissimo attaccamento degli alessandrini alla Madonna. Parliamo di un evento eccezionale che ha coinvolto la nostra città, poter avere e ammirare le reliquie della Santa che visse l’apparizione dell’Immacolata Concezione; tuttavia si poteva pensare che le reliquie non attirassero così tante persone, ma non è stato così».

Rimane un po’ stupita che in una città come Alessandria, percepita come “grigia” e “chiusa”, ci sia una venerazione cosi forte per Maria?
«Un po’ di stupore talvolta lo provo, ma a dire la verità Alessandria ha da lungo tempo ormai una forte vocazione religiosa e in particolare una grande devozione mariana. La nutrita presenza di pellegrini a processioni e Messe in favore di Maria dimostra che le anime degli alessandrini non sono grigie; i cuori degli alessandrini sono penetrati dalla Madonna. Per me, Maria ha una sorta di predilezione per la città e le anime degli alessandrini riescono a sentire questa benedizione».

Quattro anni prima della prima apparizione a Bernadette, papa Pio IX aveva proclamato il dogma dell’Immacolata Concezione, che dichiara l’assenza del peccato originale in Maria e la grazia da lei ricevuta di non aver commesso peccati né mortali né veniali. Lei crede che la figura di Maria possa essere presa realisticamente a modello? Cosa ci può insegnare in tempi come i nostri la sua vicenda?
«Tramite il battesimo che ci libera dal peccato originale otteniamo una consacrazione che ci permette di poterci “incontrare” con la Vergine. Grazie al battesimo abbiamo la possibilità di poter realmente vivere come lei, seppur nati con con il peccato originale insito in noi, a differenza Sua. Dobbiamo comunque pensare che Maria fu innanzitutto una vera donna e una mamma, e sperimentò dolori atroci. Basti pensare alla difficoltà di farsi capire quando fu informata dall’Angelo che avrebbe concepito un figlio, e ovviamente allo strazio di vedere il proprio figlio torturato e ucciso sulla croce. Le sofferenze patite però non le hanno impedito di rimanere sempre senza peccato: ha perdonato i malfattori e non si è mai macchiata della sete di vendetta. Maria ha accettato la volontà di Dio anche nei momenti più difficili, come quando Gesù in croce le disse, indicando il discepolo Giovanni: “Donna, questo è tuo figlio”».

Molto toccante la dimensione di sofferenza affrontata e accettata dall’Immacolata. Anche noi certe volte dovremmo “abbassare di la spalla” nel nostro piccolo in un momento di grandi conflitti sociali. Questo è forse il grande messaggio che ci lascia la vita di Maria oggi?
«Certamente. La figura di Maria, nostro modello di vita, ci ricorda che anche la più Santa di tutte ha vissuto sofferenze forti ma non ha mai provato rancore. Anche noi, nel nostro piccolo, seppur da peccatori, possiamo provare a fare lo stesso: impegnandoci, potremo vivere momenti di grazia autentica».

Marco Lovisolo

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