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Alla scoperta di Crispino Jachino

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

Raccontava la sua epoca con gli occhi delle donne

Prosegue la galleria di ritratti dei più rappresentativi autori dialettali alessandrini. È ora la volta di Crispino Jachino.

Crispino Jachino nasce ad Alessandria nel 1826 da una famiglia di modesta estrazione sociale. Dopo aver frequentato le scuole della sua città, si dedica all’insegnamento privato. Animato da un forte spirito patriottico, si arruola nella Guardia Nazionale, una milizia volontaria istituita nel Regno di Sardegna. Più tardi, ricopre la carica di segretario tesoriere della Riunione artistico-letteraria di Alessandria: un gruppo di intellettuali che si ritrova presso la dimora del conte Alfonso Mathis Ghilini. Inoltre, segue i corsi dell’Accademia di Brera, dipingendo molte opere per chiese e teatri. Fonda e presiede la “Società operai filodrammatici”. Pubblica anche due giornali: il bisettimanale “L’operaio” e successivamente il settimanale “L’Eremita”. Molto vasta è la sua produzione poetica in vernacolo locale, che si rifà alle opere di Francesco Testore.

Jachino mette in risalto soprattutto usi e costumi popolari, ma anche situazioni autobiografiche e ambienti alessandrini della seconda metà dell’800. Ad avviso di Sergio Garuzzo, autore del volume “Poeti in piemontese della Provincia di Alessandria”: «Le composizioni più degne d’interesse sono quelle che ritraggono la vita cittadina dell’epoca con gli occhi delle donne, delle quali l’autore sa cogliere le caratteristiche e i difetti più celati, come le invidie, le maldicenze nascoste, le superstizioni, la vanità mondana». A Crispino Jachino si deve infatti la creazione del personaggio di “Burina”, una lavandaia ciarliera e pettegola che compare per la prima volta nel 1866 all’interno della poesia “Ra pressia”. In occasione del carnevale del 1873, congiuntamente al famoso musicista Abba Cornaglia, scrive un inno ufficiale a Gagliaudo. È autore altresì di un libretto a stampa denominato “Isabella Spinola”. Si tratta di un dramma tragico in quattro atti, musicato sempre da Abba Cornaglia, che viene rappresentato per la prima volta al Teatro Carcano di Milano nel 1877. Crispino Jachino scompare nel 1904. Il figlio Giovanni, docente e cultore di studi storici, ha curato un’antologia postuma dei suoi scritti, pubblicata nella “Rivista di Storia Arte e Archeologia per la Provincia di Alessandria”, XXXII-XXXIII (1923-24), che include una cinquantina di componimenti di varia forma.

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