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L’ordinario in un momento straordinario

Il #granellodisenape di Enzo Governale

Lei è Elena Pagliarini, (nella foto di copertina) 40 anni, e lavora all’ospedale di Cremona. La sua foto è circolata in rete diventando virale: in poche ore si è trasformata nell’immagine del duro lavoro che sta svolgendo la sanità in queste settimane. «Non era ancora finito il turno, ma ero stremata» racconta a “La Repubblica”. «In un periodo normale mi avrebbero criticato… Quella mattina il mio turno finiva alle sette, io sono crollata alle sei. Un’ora prima» ha aggiunto Elena, che poi sottolinea: «Oggi è quella fotografia che fa il giro della Rete, ma in questo ospedale lavoriamo tutti insieme, se riusciamo a salvare delle persone è perché siamo in gruppo di colleghi e amici che collaborano insieme».

Empatia o legge marziale? Come si rispettano le regole?

Non facciamoci guidare dalla paura, non seguiamo le nostre reazioni emotive

Siamo tutti diversi. Non solo dal punto di vista fisico, ma anche dal punto di vista del pensiero, delle reazioni, della presa di coscienza. Lo siamo sia nel bene che nel male. Questa differenza fa risaltare l’unicità di ciascuno di noi, ma anche la capacità o l’incapacità di comprendere la distanza che la differenza stessa crea. Per questo esiste l’empatia, ovvero la capacità di comprendere lo stato d’animo e la situazione emotiva di un’altra persona, o più semplicemente la capacità di chiedersi: «Perché si è comportato così?».

Navigli, Milano

La sola empatia non colma questa distanza, ma ci permette di rendere la regola sociale più “comprensibile” all’altro. Esiste un’alternativa, già tentata in passato, che è quella di annullare queste differenze attraverso la forza, ponendo quindi delle regole che vanno fatte rispettare. Ma come faccio a farti rispettare le regole senza la forza?

Flavio Insinna durante una recente intervista televisiva ha detto: «Io voglio vivere in un Paese gentile che aspetta chi arriva tardi». Trovo che questa frase sia il cruccio di ogni cristiano. Perlomeno lo è per me, perché è la parte più difficile dell’amare il prossimo: amarne la “lentezza”, amare quelle scelte scriteriate che sono frutto della paura e di chissà quale vissuto. Amarle però non vuol dire lasciarle passare senza cura: significa comprensione e correzione, anche se quest’ultima passa attraverso un litigio o nel peggiore dei casi in una pena da scontare.

D’altra parte, siamo tutti con una pietra in mano, pronta da scagliare. L’empatia permette di fermarsi a guardare questa pietra e trovare un’alternativa al lancio. In questo momento difficile non facciamoci guidare dalla paura, non seguiamo le nostre reazioni emotive.

Soprattutto con le parole, soprattutto sui social network. Perché l’odio, la paura e l’indifferenza si nascondono dietro questi strumenti e corrodono l’uomo, lentamente, fino a svuotarlo e ad allontanarlo dagli altri, trasformandoci in egoisti incapaci di convivere con i fratelli.

I filosofi ci hanno sempre mostrato che la condotta morale e l’espressione dei propri bisogni individuali partono proprio dalle nostre emozioni, anzi dalla capacità di riconoscere e comprendere le nostre emozioni. Quale può essere la condotta morale di una persona che nega o non conosce le proprie emozioni? L’empatia è quindi la chiave per poter imparare a “guidare” la convivenza umana, è la nostra libertà.

Se vogliamo davvero che tutti si sentano italiani, uniti come un unico popolo, dobbiamo cercare di “decentrarci” e metterci nei panni dell’altro così da facilitare lo scambio e la comunicazione, riducendo quella distanza di cui abbiamo parlato all’inizio e di conseguenza anche i conflitti, l’odio e l’egoismo.

È chiaro che è facile essere empatici con i più “carini e coccolosi”, lo è molto meno con chi fugge dalle città, si riversa in strada per l’aperitivo o gira per il centro nonostante sia un soggetto a rischio (anziani). Ma noi cristiani siamo chiamati a farci prossimi, cercare di capire “empaticamente” i motivi che li spingono a fare certe idiozie, perché dall’empatia nasce il comportamento cooperativo, nascono le comunità, nasce l’Italia.

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