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Il mondo orafo chiude le serrande

A Valenza (e non solo) è crisi nera

C’è un altro virus che sta colpendo il nostro Paese in queste settimane. Quello che mette in ginocchio aziende e imprenditori, rallentando l’economia di tutta Italia. Sono tanti gli imprenditori che decidono di abbassare la serranda, anche nella nostra provincia. A soffrire è una delle eccellenze del nostro territorio: il mondo dell’oro.

«L’80% delle aziende orafe valenzane rimarranno chiuse. I grossi gruppi riescono ancora a lavorare dividendo il lavoro in settori produttivi. Ma anche loro sono stati obbligati a chiedere la cassa integrazione, prima ancora delle piccole aziende» ci racconta Roberto Pantuso della “I By Iannelli”. «Come azienda lavoriamo molto con l’estero, e inizialmente non abbiamo avuto un contraccolpo. Ma se nelle precedenti settimane abbiamo terminato alcuni lavori, adesso la situazione è diventata grave, e molti clienti hanno disdetto o bloccato gli ordini» aggiunge l’imprenditore.

Le cifre registrate in queste settimane non lasciano scelta: «In percentuale abbiamo avuto un calo del 60% per l’estero. Mentre per l’Italia un calo del 100%, proprio perché gran parte delle aziende italiane si sono bloccate». E alle istituzioni cosa chiedete? «Non chiediamo cose impossibili vista la grave situazione. Chiediamo di abbassare, o rimandare a periodi più floridi, costi e tasse del lavoro. In questo senso, la cassa integrazione in deroga attuata in questi giorni credo sia già un grande aiuto. Chiediamo solo di essere agevolati per riprendere la produzione» conclude Pantuso.

Anche a Casale Monferrato molte aziende legate al mondo dei gioielli sono costrette a chiudere: «È un periodo nero come non accadeva da anni, a livello aziendale abbiamo chiuso perché non abbiamo sufficienti richieste di lavoro» ci dicono da “Gabriella Rivalta Oro Miniato”. Il prezzo dell’oro negli ultimi mesi ha avuto continue impennate: «Siamo passati dai 50 euro di fine febbraio ai 42 di questi giorni».

E sulle richieste al Governo: «Noi non possiamo garantire lo stipendio, quindi le istituzioni devono aiutarci. Abbiamo bisogno di avere una cassa integrazione indefinita, fino a quando si uscirà da questo periodo. Come tutti, chiediamo che ci vengano abbonate o rinviate le tasse, e che ci vengano forniti degli incentivi economici per poter ripartire» concludono dall’azienda monferrina.

Intanto, il governo si è messo in moto e lunedì 16 marzo ha emanato il decreto “Cura Italia” anche a sostengo delle aziende e dei lavoratori: estesa la cassa integrazione a tutte le aziende del settore privato colpite dall’emergenza coronavirus; confermata l’indennità di 500 euro per i lavoratori autonomi e i congedi per i lavoratori dipendenti al 50%, arriva un credito d’imposta al 60% dell’affitto di marzo per botteghe e negozi ed è vietato di licenziamento per ragioni economiche per i prossimi 60 giorni. Nella speranza che questi provvedimenti possano far rialzare la testa alle aziende e ai loro lavoratori del nostro Paese.

Alessandro Venticinque

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