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Che fine faranno le botteghe?

“Il contrappello” di Paolo Massobrio

Nell’articolo di Avvenire uscito mercoledì ho messo in luce i primi comportamenti schizofrenici emersi dopo un mese di apprensione. Mentre i raccolti nei campi vanno a male, Coldiretti e Cgil sono su posizioni opposte in merito ai voucher per i lavoratori agricoli. Anche i ristoranti sono in stallo e non sanno quando e in quali condizioni potranno riaprire. C’è poi il tema della vendita dei beni di prima necessità, che hanno registrato un +4,3% nella Gdo e ben un +33,3% nei negozi di prossimità, che vedono arrivare nuovi clienti che rinunciano a fare la fila in strada per entrare al supermercato.

A questo punto nasce una domanda: alla fine dell’emergenza come potrà sopravvivere il negozio di paese che dovrà competere con i discount delle città? La strada da seguire sarebbe quella di affiliare queste piccole realtà ai grandi mercati urbani e incentivare la creazione di gruppi che favoriscano economia di scala per le botteghe di paese. Per prima cosa occorrerebbe però eliminare tutte le norme rigide che conducono ai mancati raccolti che marciscono nei campi e ai negozi costretti a chiudere i battenti.

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