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Uso e abuso della tecnologia

Intervista alla pediatra Sabrina Camilli

Dottoressa, con la didattica a distanza molti bambini seguono le lezioni tramite mezzi tecnologici. Non c’è il rischio che rimangano troppo tempo attaccati?
«Sì, sicuramente l’utilizzo dei device può far correre questo rischio (leggi anche Fase 2: i dubbi dei genitori). Questo però è condizionato sia dal tempo passato davanti al computer o al tablet, sia dal tipo di lezione che viene proposta. La capacità empatica dell’insegnante è fondamentale: il bambino deve sentirsi, pur essendo a distanza, vicino alla classe, quindi ai compagni e alla maestra. Se il mezzo digitale rimane tale può essere un modo utile per connettersi, in senso positivo, con il suo mondo. La maestra, per esempio, può chiamare per nome i bambini durante la lezione e fare in modo che essi si sentano uniti in una relazione, si sentano considerati e non isolati. In questo modo l’apprendimento, pur in una situazione di “disagio”, può essere un’esperienza positiva e quindi facilitante i processi di memoria. Se il bambino deve passare ore e ore davanti a PowerPoint molto belli, ma poco stimolanti la creatività e l’apprendimento, la noia e la scarsa motivazione avranno il sopravvento».

Stando tutto (o quasi) il giorno in casa la tentazione di giocare al tablet e ai videogiochi è alta. Come organizzarsi?
«Come ho spesso ribadito, i bambini hanno assolutamente bisogno di regole. Avere regole di riferimento fa parte di un processo di crescita che ci porta a desiderare quel momento di svago. Il tempo passato sul tablet o sul gioco elettronico, deve però essere accompagnato o, per lo meno, il genitore deve essere a conoscenza di ciò che il bambino vede e ciò che attraverso il virtuale viene memorizzato dalla mente. Concordate quindi degli orari per il gioco digitale: gli esperti consigliano di non superare mai le due ore per giornata. Ma ora, con la didattica a distanza e l’utilizzo del pc anche per le attività scolastiche, ridurrei a un’ora».

Come l’uso della tecnologia influisce sul comportamento dei nostri bambini?
«I bambini sono più sensibili rispetto a noi, in particolare su due effetti negativi. Il primo è quello dell’effetto elettromagnetico sulle cellule cerebrali, specialmente nei bambini piccoli. Sotto i due anni, un piccolo non dovrebbe mai tenere in mano un cellulare acceso, e ovviamente i genitori devono essere d’esempio. Il secondo effetto negativo è la dipendenza: il nostro sistema del piacere, attraverso un ormone che si chiama dopamina, ci spinge a dipendere da quel piccolo oggetto per avere informazioni, per intessere relazioni, per riempire i momenti di noia. Diventiamo dipendenti e gli effetti sono irritabilità, ansia, cefalea, disturbi del sonno, e a volte nausea. La luce blu dei cellulari iperattiva il nostro sistema nervoso e rende più difficoltoso il rilassamento e l’addormentamento. Questi effetti nei bambini e negli adolescenti sono amplificati e possono scatenare reazioni che vanno dall’irritabilità alla rabbia, fino agli attacchi di panico. Concludo dicendo che noi adulti dobbiamo essere delle guide nell’educare i nostri bambini all’uso di questi strumenti, in modo che rimangano dei mezzi e mai il fine della nostra gratificazione. La relazione ha bisogno di sguardi e contatti reali e non virtuali».

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