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Impareremo la lezione?

“Fede e medicina” di Franco Rotundi

Parliamo di futuro: in qualche modo lo abbiamo già fatto, anche in piena emergenza. Davvero è doveroso parlare proprio di futuro della medicina, della scienza, di più della cura, dell’assistenza e della politica sanitaria. Fare programmi, prima di tutto per le persone, per le loro malattie da studiare, prevenire e curare.

Tutto questo senza smettere di “imparare” una lezione molto dura. Programmi in senso propositivo, con uno sguardo, anche ora, improntato all’ottimismo. «Non ho mai conosciuto un pessimista che abbia fatto bene a qualcuno» diceva papa Giovanni XXIII, esprimendo in un modo semplice e bello quale deve essere sempre lo spirito del cristiano, che è il primo ad avere speranza, perché solo Cristo è unica vera speranza.

La pandemia, con il suo strascico di morte, di sofferenza, di solitudine e di deserto spirituale, ha smascherato errori gravi di preparazione e programmazione e preparazione sanitaria e scientifica. Posti letto più che dimezzati, letti di rianimazione ridotti al minimo, ospedali chiusi, medici ed infermieri vittime di una “scure” selezionatrice assolutamente scriteriata. Quest’epidemia, ampiamente prevista, e fortemente sottovalutata non tanto per la gravità clinica, quanto sull’impatto devastante dell’ospedalizzazione di massa nel giro di ore o giorni, fino ad un inevitabile tracollo.

Diversamente dall’epidemia del 1968/69, quando ci furono ventimila morti, molto più giovani, e nessuna crisi in ospedale, tantomeno nessun lockdown. Pressione ed esaltazione mediatica mai vista, prima sui “successi” della scienza, poi tramutate in immagini, parole, decreti raffazzonati, tutto pochissimo appropriato, volto a terrorizzare e peggio a colpevolizzare chi colpe non ha. In Italia, impreparati più di tutti, ora, siamo incapaci di riprendere una normale programmazione sanitaria e sociale, dopo avere certamente condannato una generazione di giovani (già pochi) a difficoltà immense dal punto di vista lavorativo, scolastico, culturale.

Noi cristiani, noi medici cattolici, siamo chiamati a vigilare più di tutti su questo futuro, che ci sarà, ci deve essere. Non ospedali chiusi, non ricerca senza etica, attenzione alla prevenzione e alla preparazione, non solo a investimenti tecnologici e farmacologici. Soprattutto: medicina demografica, esortazione alla difesa della vita.

Per un virus che ha ucciso migliaia di vecchi, ricordiamo che l’ aborto volontario, praticato da medici, uccide ogni giorno migliaia di bambini. Ce ne sarà chiesto conto, presto…

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