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Il nostro caro Angelo

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Qualche volta i tempi della carta stampata sono perfidi. In questo momento, infatti, il mio cuore di tifoso grigio esulta per la qualificazione ottenuta domenica sera a spese del Siena e, soprattutto, per le dinamiche attraverso le quali la stessa è maturata: qualità del gioco, intensità agonistica, freschezza atletica e grande determinazione degli uomini.

Invero, a solo poche ore di distanza dall’uscita del giornale, andrà in onda la seconda puntata di questa lotteria, quella in terra d’Emilia contro il Carpi il cui risultato è, allo scrivente, ovviamente ancora ignoto. Tuttavia, vorrei per un attimo estraniarmi dai risultati nella loro materialità e pensare invece a un’altra storia, quella dell’allenatore Gregucci (leggi la nostra intervista esclusiva all’allenatore dei Grigi), da un noto commentatore locale, alcuni anni or sono, ribattezzato “Il nostro caro angelo” (così parafrasando un celebre brano di Lucio Battisti) la cui storia alessandrina si è dispiegata attraverso vari periodi, peraltro tutti a me particolarmente cari.

Angelo, il terzo da sinistra in piedi

Il primo Gregucci, infatti, fu giovane giocatore, ancora agli albori di una sfolgorante carriera che lo avrebbe portato a calcare con onore i campi della Serie A e della Serie B ma, al tempo, alfiere di una squadra di giovanotti dalle grandi ambizioni – per mera combinazione la prima Alessandria che seguii, e di cui, ancora ragazzino, m’innamorai – che terminò un’avventura apparentemente destinata alla gloria perdendo uno spareggio rocambolesco, al “Braglia” di Modena, contro il Prato, per 3-2.

Un bel po’ di anni più tardi, Gregucci tornò a occuparsi dei colori grigi, stavolta sedendo in panchina e regalando una delle prestazioni storicamente di maggior blasone: il raggiungimento delle semifinali della Coppa Italia maggiore, perse contro il Milan di Berlusconi e Balotelli. E non è tutto, poiché in quella stessa stagione, l’Alessandria raggiunse anche gli spareggi della Serie C, per la prima volta trasmettendo la sensazione di potercela fare ma vedendo spegnere le proprie illusioni a fronte delle casacche rossonere del Foggia.

Quest’anno, ancora Gregucci e ancora playoff: la storia si ripete e offre nuove opportunità. Che sia la volta buona?

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