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Tre libri per essere tramite dell’Amore

“La recensione” di Fabrizio Casazza

Un articolo redatto negli anni Trenta, un convegno dell’anno scorso, un documento episcopale contemporaneo. Si tratta di tre testi a prima vista molto distanti, ma che nella nostra presentazione accostiamo non solo per la comune casa editrice, la Edb, ma anche per la passione di attenzione e annuncio a coloro che non si sentono coinvolti direttamente nella fede cristiana che li permea.

Il Servo di Dio Primo Mazzolari, parroco della diocesi di Cremona morto nel 1959, nel 1938 scrisse un articolo, da lui stesso ampliato come volumetto, ora presentato in edizioni critica in “I lontani” (pp 120, euro 11) da don Bruno Bignami, presidente della Fondazione “Mazzolari” e direttore dell’Ufficio nazionale della Conferenza Episcopale Italiana per i problemi sociali e il lavoro. La parola di don Mazzolari illumina, inquieta, sollecita la pastorale dei suoi tempi e, forse ancora di più, quella di oggi.

Veniamo al secondo libro. Nel marzo dello scorso anno la Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna tenne un convegno, che rappresentò il culmine di un percorso di ricerca, portato avanti dal dipartimento di teologia dell’evangelizzazione, per riflettere su come comunicare la fede nel contesto contemporaneo. Come spiega il curatore don Maurizio Marcheselli, «non è possibile recare la buona notizia di un’esistenza umana risanata e felice, se non stando dentro la città, condividendone integralmente la vita» (p. 6).

Nasce così il volume “Il vangelo nella città” (pp 256, euro 26). Nel suo contributo don Paolo Boschini si chiede se esista «una terza via tra intimità privata e freddezza pubblica» (p. 29). Il punto centrale per scoprirlo è un nuovo sguardo sull’altro, come spiega don Matteo Prodi. Ma ci vuole anche una visione complessiva: monsignor Luca Bressan auspica nuove forme «che rendano tangibile la comunione, intesa non soltanto come legami tra le persone, ma anche tra le diverse dimensioni delle loro vite» (p. 128). Una fede che tocca e anima tutti gli aspetti dell’esistenza, dunque.

L’arcivescovo Erio Castellucci, metropolita di Modena-Nonantola e presidente della Commissione episcopale nazionale per la dottrina della fede, in “Il dono dell’acqua e del pane” (pp 64, euro 4) riflette sulla sempre spinosa questione dell’iniziazione cristiana. Anzitutto spiega che non si tratta di una questione di date (anche se egli preferisce collocare la prima comunione sui 9-10 anni e la cresima verso i 12) ma di un coinvolgimento da parte dell’intera comunità attraverso una catechesi non nozionistica ma esperienziale. Commentando l’episodio evangelico dell’incontro tra Gesù e la donna samaritana, il documento sollecita a partire dall’esperienza per poi passare al concetto, e non viceversa. Testimoniare una passione, accogliere con amore, cercare le persone dove vivono, osare andare in alto per instillare il gusto dell’altitudine, sono le strade più promettenti che vengono suggerite.

I tre libri sono di genere diverso e di epoche diverse. Sanno tuttavia rendere bene l’idea che il cristiano non può non avvertire l’urgenza di trovare nuovi modi per capire la realtà a lui contemporanea, guardandola con uno sguardo d’amore per trasmettere l’amore divino che non viene mai meno.

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