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Referendum: fronte del Sì, fronte del No e fronte del… “forse”

Verso il Referendum costituzionale sulla riduzione dei parlamentari

Il fronte del Sì

  • Luigi Di Maio, ministro degli Esteri, Movimento 5 Stelle: «Il nostro slogan per il referendum è “Ora o mai Più” perché votando per il Sì tagliamo 345 parlamentari. Altrimenti rimane tutto com’è. Ho grandissimo rispetto per le preoccupazioni per il referendum senza riforme e sto facendo di tutto per andare incontro a queste preoccupazioni. Rinnovo l’appello a rispettare gli accordi e fare, senza furbizie e trucchi».
  • Matteo Salvini, leader della Lega: «Ho sempre votato Sì e continuerò a farlo. Io ho una faccia e la Lega ha una faccia a differenza del Pd e di Renzi che prima votano No e poi per salvare la poltrona dicono forse o dicono Sì. Secondo me il parlamento può lavorare bene anche con meno parlamentari».
  • Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia: «Abbiamo votato sempre per il taglio dei parlamentari a cavallo dei due governi Conte. Ora non ho motivo di cambiare idea anche se comprendo diverse critiche che vengono mosse. Non basta il taglio e abbiamo fatto notare che non si possono tagliare gli eletti e lasciare lo stesso numero dei senatori a vita, facendolo pesare di più nell’elezione del capo dello Stato».
  • Enrico Letta, Pd, già presidente del Consiglio dei ministri: «Dico #votoSÌ perché da tempo penso che un Parlamento con 600 membri funzionerà meglio che con 945. E più parlamentari non portano di per sé più qualità/rappresentatività. Per quello ci vuole una legge elettorale che elimini le stramaledette liste bloccate (che poi è il Sì che obbliga a rifarla)».

Il fronte del No

  • Pierferdinando Casini, già presidente della Camera dei deputati: «Questo referendum serve solo a tagliare delle teste, alla Robespierre. Vedo molti convertiti dell’ultima ora, ma io ho votato sempre No in parlamento e non cambio idea. Ma è un taglio lineare, non è nemmeno una riforma. Ripeto: è una presa in giro per dare ai più ingenui l’idea di una riforma».
  • Matteo Renzi, leader di Italia Viva: «Questa non è una riforma costituzionale. Non è una svolta, è uno spot: taglia i parlamentari, ma il procedimento legislativo rimane lo stesso, ma Camera e Senato fanno le stesse cose. Così non si superano i problemi del bicameralismo perfetto. Le istituzioni, così, non funzionano. I leader non guardano sul medio periodo».
  • Claudio Borghi, deputato leghista e responsabile economico del partito: «Sono convinto che la vittoria del No farebbe cadere questo governo e rappresenterebbe la fine di una stagione, iniziata nel ’92, di delegittimazione della politica a favore della tecnocrazia. Ho sempre detto che delegittimare i rappresentanti dei cittadini da parte dei cittadini non era una buona idea».
  • Luca Bizzarri, attore, comico e conduttore televisivo: «C’è una cosa che mi sfugge sul taglio dei Parlamentari (anche se il Sì dell’economista Perotti mi fa dubitare). Chi lo dice che taglieremo i fannulloni e lasceremo dentro i virtuosi? Pensa accadesse il contrario: pochi e tutti pirla».

Il fronte del “forse”

  • Il 41,2% degli italiani afferma di non sapere ancora come comportarsi: se astenersi o se schierarsi per il Sì o per il No. È quanto emerge dai sondaggi elettorali Euromedia Research realizzati per “La Stampa” il 31 agosto. Tra questi, anche diverse persone di spicco del mondo politico e dello spettacolo.
  • Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia: «Fatto così, come lo vogliono i grillini, il taglio dei parlamentari rischia di essere solo un atto di demagogico che limita la rappresentanza, riduce la libertà e la nostra democrazia».
  • Paolo Virzì, regista, sceneggiatore e produttore cinematografico: «È un referendum inutile e stupido, una vera perdita di tempo e forse anche una ulteriore perdita di rappresentatività del Parlamento. Non meriterebbe nemmeno di scomodarsi per andare a votarlo, se non per rispondere con un bel No alla fuffa demagogica che domina il discorso pubblico».
    Gigi Proietti, attore, comico e regista: «Mi devo confrontare prima di decidere. Però ricordo che c’è sempre stata una vasta area favorevole al taglio e che ora a quanto pare ci sta ripensando, non ho capito perché».

Testi a cura di Alessandro Venticinque

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