Alla scoperta del “pianeta” Calcio a 5
Asd Lisòndria: «Ma qui da noi il calcio a 5 è poco diffuso»
“I sogni sono contagiosi”: questo il motto dell’Asd Lisòndria, giovane ma già nota realtà del calcio a 5 alessandrino. Abbiamo fatto visita alla prima squadra assistendo a un allenamento presso il campo-scuola. Tanta corsa, lavoro con la palla e partitella: il tutto ai mille all’ora. Qui lo sport conosciuto dai più come “calcetto”, termine che sembra rimandare a una presunta sudditanza rispetto al calcio a 11, è praticato seriamente ma senza mai far venire a mancare il divertimento. Al campo abbiamo incontrato Matteo Buratto (a sinistra, nella foto di copertina), responsabile del settore giovanile, e Federico Fracasso (a destra, nella foto di copertina), socio fondatore e capitano della prima squadra. Abbiamo fatto loro alcune domande per conoscere meglio la storia di quest’ambiziosa società e sapere come hanno passato l’ultimo difficile periodo legato al lockdown e alla successiva ripresa delle attività.
Quando avete interrotto le attività per il Covid-19 e quando avete ripreso? Siete riusciti a far proseguire gli allenamenti anche da casa?
M: «Eravamo fermi dal 25 febbraio, l’ultima partita era stata il 20. La Federazione inizialmente aveva prorogato più volte la ripresa del campionato dopo la sospensione, quindi non si era certi su una possibile ripresa. Noi prima che venisse effettivamente deciso il lockdown avevamo fatto ancora qualche allenamento, ma poi per scelta nostra abbiamo interrotto tutte le attività».
F: «Durante il lockdown da casa i giocatori si sono tenuti in allenamento, anche considerando il clima di incertezza per l’eventuale ripresa. La prima squadra sta ultimando la preparazione in questi giorni per riprendere appieno la condizione atletica. Abbiamo ricominciato gli allenamenti il 31 agosto, in vista dell’inizio del campionato il 12 ottobre».
Nei mesi scorsi avevate faticato a trovare strutture che ospitassero i vostri allenamenti. Come si è svolta la vicenda? Avete trovato una soluzione?
F: «Per il settore giovanile abbiamo avuto difficoltà a trovare strutture che ci ospitassero. Infatti, con le disposizioni anti-Covid sono state chiuse le palestre scolastiche che venivano usate da diverse società sportive, tra cui la nostra. Per fortuna, i gestori del Dlf (Dopolavoro ferroviario, ndr) si sono fatti avanti e ci hanno garantito per due anni di poter ospitare il nostro settore giovanile. Inoltre, ci hanno anche concesso in alcuni giorni di avere nella loro struttura un nostro ufficio per le iscrizioni, visto che non abbiamo una sede vera e propria. Tutti gli anni purtroppo viviamo nell’incertezza per via del fatto che il campo-scuola, in cui ci alleniamo e giochiamo le partite con la prima squadra, non è gestito da noi ed è utilizzato per varie discipline sportive. Quest’anno i problemi si sono amplificati: con la chiusura delle palestre scolastiche numerose società hanno individuato il campo-scuola come sede degli allenamenti. Il sovraffollamento fa sì che le attività di società sportive diverse si riversino nello stesso campo con orari molto vicini per accontentare un po’ tutti. Purtroppo in Alessandria le strutture sono davvero poche, e il regolamento del nostro sport ci prescrive per le partite agonistiche un tipo di campo ben preciso, con misure che si devono aggirare attorno a 20 m per 40 e il suolo che deve essere liscio».
Come avete trovato i protocolli per la ripartenza in sicurezza?
F: «Sicuramente non facili da attuare per nessuna società, ancor più per quelle dilettantistiche come la nostra. Noi facciamo tutto secondo le regole, misuriamo la temperatura a giocatori e collaboratori prima di ogni attività, facciamo firmare le autocertificazioni e abbiamo incaricati che valutano la condizione degli atleti. Inizialmente i primi protocolli erano inattuabili per le società dilettantistiche, perché prescrivevano di avere un medico che fosse presente anche alle partite. Successivamente, questa figura del medico legale della squadra, è stata sostituita nel protocollo più recente da quella di individui incaricati di valutare le condizioni di salute di atleti e addetti ai lavori. Colgo l’occasione per ringraziare tutti i volontari che ci aiutano a vario titolo e che ci hanno dato una mano a ripartire. Non neghiamo che c’è stato un periodo durante il lockdown in cui abbiamo dovuto prendere in considerazione l’idea di chiudere tutto, le entrate erano molto ridotte e le spese parecchie, ma siamo riusciti a ripartire».
Capitolo tifosi. Per il prossimo campionato saranno ammessi alle partite?
F: «A oggi, non c’è un divieto di ingresso ai tifosi. Ci sarà da mettere un responsabile che rileverà le temperature a chi entra. I posti sulle tribune saranno distanziati, con un posto ogni due seggiolini. I protocolli riguardanti l’ammissione di tifosi a dir la verità sono un po’ vaghi, e sembrano funzionare “da caso a caso”: se una società può far entrare tutti in sicurezza, bene, altrimenti deve giocare senza tifosi. Si dovranno prevedere anche ingressi separati per tifosi e atleti, ma nonostante tutto pensiamo di potercela fare: vogliamo avere l’appoggio del pubblico».
Con l’Academy avete un progetto che coinvolge un grande giocatore di calcio a 5 italiano, Gabriel Lima. Come è nata e come si svolge la collaborazione?
F: «Nel periodo più grigio per noi, nel momento in cui pensavamo addirittura di chiudere, tramite amici comuni abbiamo avuto la possibilità di sentire Gabriel Lima, italo-brasiliano, capitano della Nazionale di calcio a 5 italiana, con cui ha vinto un Europeo. Gabriel ha saputo della nostra situazione, conosceva la condizione difficile del futsal nell’alessandrino e ha deciso così di darci una mano. Due anni fa Gabriel ha creato il “Nucleo Gabriel Lima”, in cui si valorizza lo sport a scopo sociale, con l’obiettivo di crescere i bambini sull’aspetto della “persona” e non solo dal punto di vista tecnico e atletico. Ci ha proposto di entrare nel suo “Nucleo”, che prima di noi comprendeva solo squadre del Brasile. Ci ha così aiutato a darci visibilità e a perfezionare i metodi di allenamento, basati su un approccio molto disteso tra istruttore e bambino, in linea con lo scopo della nostra società: formare delle persone e non per forza dei campioni, senza essere schiavi dei risultati sportivi. I nostri istruttori seguono molto da vicino i bambini e le famiglie ci restituiscono feedback positivi».
Quali sono gli obiettivi sportivi della prima squadra e quali quelli della società per l’annata 2020-2021?
F: «Per quanto riguarda la prima squadra, abbiamo cambiato molti giocatori rispetto alla scorsa annata. Sarà difficile mantenere il livello della stagione passata, conclusa al terzo posto nel nostro girone prima dell’interruzione per lockdown. Finita la preparazione stabiliremo gli obiettivi per la stagione 2020-2021, capendo il livello di tutti i giocatori. L’obiettivo societario è quello di continuare a crescere come abbiamo fatto negli ultimi anni, cercando sempre di più di avvicinarci al livello di grandi società come l’Orange di Asti, città in cui c’è una grande tradizione recente di calcio a 5. L’obiettivo a lungo termine è accrescere la fama di questo sport in un contesto come quello alessandrino in cui il futsal è poco conosciuto e sviluppato».
Marco Lovisolo