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Le soste di papa Pio VII nella nostra città

“Alessandria racconta” di Mauro Remotti

Nel mese di novembre 1804 Papa Pio VII, al secolo Barnaba Niccolò Maria Luigi Chiaramonti, è in viaggio verso Parigi per l’investitura come imperatore di Napoleone Bonaparte nella cattedrale di Notre-Dame. Domenica 11, verso le sette di sera, il corteo del Pontefice giunge a Porta Marengo, dove lo aspetta Cristoforo Lombardi, il maire (sindaco in francese, ndr) facente funzione di Alessandria. Tra due ali di folla plaudente, Pio VII fa il suo ingresso in città, salutato da colpi a salve di cannone.

Prende quindi alloggio a palazzo Ghilini, concedendo subito alcune udienze. La cena che il Municipio di Alessandria offre a Sua Santità, e ad alcuni commensali, è di tutto riguardo. Lucio Bassi, nel libro “Ghilini il palazzo e la sua storia”, riporta integralmente il ricco menù predisposto dall’albergatore Leonardo Paschal: una zuppa, un cappone, una frittura, una lingua salata, un paio di piccioni con tartufi, due pernici, una beccaccia, una dozzina di quaglie, una galantina, una trota del peso di 28 libbre, latte alla crema, vino vecchio, vino forestiere, frutta, formaggio, oltre a ogni sorta di liquidi, canditi, gelati, pastiglie e cioccolato. Il conto è ovviamente salato: ben 260 franchi! L’amministrazione comunale, considerandolo troppo caro, lo diminuisce di 100 franchi.

Il giorno seguente il Papa, dopo aver ascoltato la messa, si congeda dagli alessandrini e il suo convoglio attraversa la boscaglia della Fraschetta. Secondo i racconti dell’epoca, tra leggenda e realtà, nei pressi di San Giuliano Vecchio, al bivio per Torre Garofoli, una vettura viene bloccata da finti uomini d’affari (in realtà fuorilegge della banda di Mayno della Spinetta), che con la scusa di ottenere un passaggio conducono la carrozza in un posto stabilito laddove viene trafugata una cassetta colma di gioielli.

Durante il viaggio di ritorno verso Roma la colonna è nuovamente fermata da alcuni Mainotti. Stavolta però s’inginocchiano dinanzi al Vicario di Cristo chiedendo perdono per le loro malefatte, offrendo doni e una scorta per oltrepassare la Fraschetta. Il Pontefice viaggia in forma privata, ma le autorità cittadine e i fedeli riescono ugualmente ad avere notizia del suo arrivo. Pio VII viene prima accolto dai Padri Barnabiti nella chiesa di Sant’Alessandro, che funge provvisoriamente da cattedrale dopo l’abbattimento del vecchio duomo, poi si trattiene a Palazzo Cuttica di Cassine.

Qualche anno più tardi, il 4 luglio 1809, il Santo Padre transita da Alessandria in occasione del trasferimento coattivo a Grenoble per volere di Bonaparte. Cinque anni dopo, il 21 marzo 1814, finalmente liberato, attraversa ancora la nostra città nel corso di un viaggio che da Savona lo porta a Bologna. Un ultimo soggiorno ad Alessandria ha luogo nelle giornate del 18 e 22 maggio 1815 durante un tragitto (andata e ritorno) da Torino a Roma. In tale circostanza, a testimonianza della devozione della popolazione, l’abate Gioanni Costa, precettore di rettorica, dedica pubblicamente un sonetto al Papa.

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