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La missione educativa continua

I volti del Collegio

«Quando ero io il rettore del seminario, la comunità dei nostri seminaristi diocesani ha raggiunto il numero di 12. Ho trascorso al Santa Chiara giorni felici: lo ricordo come un periodo di grande serenità, tra preghiera, studio, momenti di condivisione e tanta esperienza di vita». Monsignor Gianni Toriggia (qui sotto), da poco nominato vicario generale, è nato 74 anni fa a Predosa ed è diventato sacerdote nel 1970, «ordinato a Roma da Paolo VI. Il mio servizio pastorale l’ho fatto ad Alessandria, anche se per quattro anni sono stato nella casa di Betania».

Don Gianni, quando è arrivato in Collegio la prima volta?
«Nel 1988, e ci sono rimasto per 12 anni. All’interno del Complesso Santa Chiara c’era anche il seminario vescovile e io ero il rettore. Nel 2000 poi sono stato chiamato parroco in Cattedrale (pausa di riflessione). Ho trascorso lì giorni molto lieti».

Ci racconta i suoi ricordi più belli?
«Pur abitando nel mio appartamento, riuscivo a vivere con tutti una bella vita di comunità: c’erano sovente piccoli festeggiamenti, con imitazioni e scherzi. Ricordo con gioia i compleanni: avevamo con noi delle suore ottime, le Sorelle di Santa Cecilia, e prima ancora le Piccole Suore del Sacro Cuore di Sale. I momenti di riconoscenza alle nostre suore erano molto partecipati: loro erano proprio contente e le feste erano animate come una specie di accademia, con tanto di poesie, canti e discorsi scherzosi».

E tra il collegio e Alessandria che scambio c’era?
«I rapporti tra il complesso Santa Chiara e la città erano intensi. I nostri seminaristi andavano a prestare servizio nelle parrocchie, mentre nel nostro seminario ospitavamo lo studio interdiocesano di Teologia, che interessava cinque diocesi. Tutte le mattine c’era la scuola di teologia, e nei corridoi c’era una alternanza di docenti e seminaristi. Si era creato anche un bel rapporto tra i seminaristi delle varie diocesi: una condivisione fraterna che dura ancora oggi, molti di loro sono ancora in contatto. Al pomeriggio poi ospitavamo l’Istituto Superiore di Scienze Religiose: la teologia per i laici, per la preparazione dei professori di religione e gli operatori pastorali. Con molti di loro, professori e seminaristi, è rimasta una grande amicizia: ci sentiamo occasionalmente ma quando li incontro è sempre una grande festa, sono momenti piacevolissimi».

Parliamo della città.
«Il complesso Santa Chiara apparteneva (e appartiene) ad Alessandria, e mi ricordo come anche ai miei tempi chi ci transitava finiva per sentirlo come “casa” propria. Nel ‘94, per esempio, c’è stata una alluvione molto dura per la città, e ha interessato tutto il seminario. Noi all’interno del Collegio abbiamo salvato molti libri antichi e li abbiamo portati al restauro: in questa occasione ho potuto toccare con mano la partecipazione e l’aiuto sia dei seminaristi sia dei giovani che sono venuti da ogni parte della città per aiutarci».

È felice che abbia riaperto?
«Certamente, sono molto felice di questa riapertura. Ho visto continuare la missione educativa del Collegio in maniera mirabile, bellissima, con forme moderne e aprendosi agli universitari. Mi dà proprio l’impressione che qui ci sia un clima di famiglia».

Che cosa vuol dire ai ragazzi che lo frequentano?
«Vorrei raccontare che la storia di questo Collegio affonda le sue radici lontano nel tempo: alla sua fondazione era un monastero di monache, dove ha predicato anche San Bernardino da Siena. Gli avvenimenti salienti più antichi di questo monastero sono ricordati in una cronaca manoscritta di suor Cecilia della Valle: è da lì che conosciamo le sue origini. Quando si è trasformato in collegio, è stato un luogo prestigioso per la città: ha ospitato molti giovani seguiti negli studi da sacerdoti e seminaristi, e solo dopo è diventato seminario. Ai ragazzi che stanno attraversando questa sua “nuova vita” auguro di fare un cammino di semplicità e di amicizia, oltre che di studio e di formazione cristiana».

Zelia Pastore

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