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Addio a padre Bartolomeo Sorge

Il 91enne gesuita era un noto teologo e politologo

Si è spento lunedì 2 novembre a Gallarate (in provincia di Varese), all’età di 91 anni, padre Bartolomeo Sorge, gesuita, noto teologo e politologo. Di origini catanesi, era nato il 25 ottobre del 1929 all’Isola d’Elba, a Rio Marina, ed era entrato nella Compagnia di Gesù nel 1946. Ordinato sacerdote nel 1958, aveva studiato a Milano, in Spagna e a Roma. Direttore della rivista “La Civiltà Cattolica” dal 1973 al 1985, venne trasferito a Palermo e nel decennio successivo fu a capo dell’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe.

Insieme con il confratello Ennio Pintacuda sostenne il movimento politico d’ispirazione cristiana “Città per l’uomo” e contribuì alla primavera palermitana, quel fiorire di iniziative politiche, sociali e culturali volte alla promozione di una cultura della legalità che contrastasse quella mafiosa. Ma padre Sorge si era già distinto per aver collaborato ai testi della Lettera apostolica di Paolo VI Octogesima adveniens del 14 maggio 1971 sul ruolo dei cristiani e delle Chiese locali in campo politico, sociale ed economico e sui fondamenti democratici della società, e nella promozione di una nuova identità culturale cattolica che potesse portare frutti anche nella politica.

Dopo l’esperienza di Palermo, che gli rimarrà sempre nel cuore, nel 1997 si stabilì a Milano, continuando a scrivere e a dedicarsi a conferenze e incontri. È stato anche direttore delle riviste “Popoli” e “Aggiornamenti Sociali”, dove ha firmato 162 articoli, oltre che autore di numerose pubblicazioni sulla Dottrina sociale della Chiesa e sull’impegno dei cristiani in politica. Da alcuni anni si era ritirato nella comunità di Gallarate.

Il portale “Aggiornamenti Sociali” lo ricorda riproponendo quanto aveva scritto nel suo libro “La traversata. La Chiesa dal Concilio Vaticano II ad oggi”, citando Benedetto XVI: «Abbiamo bisogno di uomini che tengano lo sguardo diritto verso Dio, imparando da lì la vera umanità. Abbiamo bisogno di uomini il cui intelletto sia illuminato dalla luce di Dio e a cui Dio apra il cuore, in modo che il loro intelletto possa parlare all’intelletto degli altri e il loro cuore possa aprire il cuore degli altri».

Fonte: “Vatican News”

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