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Alessandria-Inter, il binomio impossibile

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Pochi giorni fa chiacchieravo con un carissimo amico di fede nerazzurra ma, soprattutto, di ancor più incrollabile religione grigio-nera (sarebbe forse più corretto dire grigia) il quale, commentando le gioie (non in abbondanza) e i dolori (un po’ in eccesso) delle due squadre del cuore in questa prima metà di Campionato, suggeriva un parallelo tra gli andamenti delle due stagioni e, sarcasticamente, uno scambio di allenatori anche tenuto conto del fatto che una punta di grigio sulla panchina interista c’è, nella persona del vice di Conte (in foto qui sotto), Cristian Stellini, la cui ultima esperienza di conduzione tecnica – peraltro tutt’altro che felice – fu proprio in riva al Tanaro.

A qualcuno potrebbe apparire azzardato un simile parallelo, tra una formazione di Serie C e una di Serie A, ma non al fine osservatore calciofilo il quale può notare più di un’affinità non solo e non tanto nell’andamento dei presenti Campionati ma, addirittura, tra la storia dell’Alessandria targata Luca Di Masi (nella foto di copertina) e quella dell’Inter morattiana del periodo metà Anni 90’, secondo decennio del XXI secolo.

Procediamo con ordine e pensiamo innanzitutto alla presente stagione che vede l’Inter al secondo posto in Campionato di Serie A, apparentemente sola dietro ai cugini del Milan, e quindi con una eccellente posizione di classifica che di eccellente, in realtà, ha ben poco: le fa da contraltare la terza piazza assoluta dell’Alessandria nel primo girone del Campionato italiano di terza serie.

Quali, dunque, le affinità? Innanzitutto, verrebbe da dire, un evidente contrasto tra una posizione di classifica finanche brillante e un senso di frustrazione e di delusione delle rispettive tifoserie: dobbiamo dirlo, tutt’altro che immotivato. Già, perché, se osserviamo l’andamento del Campionato dell’Inter non può sfuggire come tanti, forse troppi, siano stati i punti lasciati per strada dalla squadra allenata dal presuntuoso Conte, a cominciare dal misero “+1” in classifica fatto segnare nel corso delle ultime due partite, a una media da retrocessione. Del pari, l’Alessandria, a dispetto della nobiltà della terza piazza in classifica, ha perso un po’ troppe volte ed è andata incontro a un numero forse eccessivo di inciampi fino ad ora.

Ma i punti di contatto non si fermano qui e raggiungono l’aspetto forse più eclatante nella mancanza di qualità del gioco sin qui espresso che ha fatto sì come, al di là dei singoli risultati, i palati delle rispettive tifoserie siamo stati ben poco deliziati. Poi, spingendosi oltre, qualcuno ha fatto un parallelo tra il munifico, ma fino ad ora ben poco vincente, presidente dei Grigi Luca Di Masi, ed il sontuoso (quanto ad operazioni di mercato) ex Patron dell’Inter che dovette però attendere gli eventi drammatici di Calciopoli per poter conquistare quel Campionato che gli era sfuggito di mano per troppo tempo.

Anche negli oneri di campagne acquisti spesso di alto profilo sulla carta, ma frustrate dai risultati ottenuti sul campo, non sarebbe peregrino un confronto tra i due uomini: ma non c’è soltanto la parte mezza vuota del bicchiere, guardiamo all’altra. Ed allora non si può non apprezzare lo sforzo di due figure che hanno fatto calcio per passione e non per business e che, nel primo caso, hanno visto i propri sforzi premiati da un triplete e, nel secondo caso, continuano a regalare la speranza di un finale in rosa: con l’auspicio che non si debba attendere un’altra Calciopoli ma che il successo sia frutto esclusivo delle prodezze del campo.

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