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Quegli incontri che lasciano il segno

L’Editoriale di Andrea Antonuccio

Care lettrici, cari lettori,

su Voce continuiamo a proporvi le nostre interviste (pensate e realizzate dall’ottimo Alessandro Venticinque) su quello che succede nel mondo e nella Chiesa. Interpellando i protagonisti, a volte nascosti, della Storia: non i grandi nomi che “nobilitano” i titoli dei giornali importanti, ma coloro che protagonisti lo sono veramente, nel luogo in cui il Signore li ha voluti.

Questa settimana Alessandro ha parlato con Claudio Didero, 73 anni, un missionario laico della Comunità Papa Giovanni XXIII che da dicembre 2020 è a Baghdad. Leggendo la sua intervista non si può non pensare ai cristiani in Iraq e a quanto sia difficile la loro vita in quelle zone. «Non è facile essere cristiani qui. Quindi chi è cristiano lo è sul serio, non per finta» ha detto Didero.

Ecco perché papa Francesco, che ha dimostrato coraggio e determinazione nell’affrontare un viaggio così difficile, ha visitato quelle persone, compiendo anche gesti fondamentali per riportare la pace (e una vita dignitosa) in luoghi martoriati dal terrorismo e dalla violenza… Lo ha fatto, io credo, innanzitutto per una vicinanza nei confronti di chi vive in situazioni limite, che noi occidentali non possiamo nemmeno immaginare.

Ma i cristiani che vivono in Iraq, d’ora in poi, non potranno più vivere le loro giornate senza avere negli occhi lo sguardo e le parole del Santo Padre, che ha dimostrato nei loro confronti una paternità affettuosa e oltre ogni misura. Un po’ come è capitato a Giovanni e Andrea, quando videro Gesù e cominciarono a seguirlo: chissà che cosa deve aver lasciato quell’incontro nel loro sguardo, nel loro modo di vedere le cose solite.

«Erano circa le quattro del pomeriggio» leggiamo nel Vangelo di Giovanni. L’orario: un segno concreto, misurabile, come quello lasciato da Francesco in Iraq.

Andrea Antonuccio
direttore@lavocealessandrina.it

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