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«Lasciare operare Dio attraverso di noi, senza il nostro “timbro”»

Speciale Madonna della Salve 2021

Monica Pennetta, 33 anni, è laureata in Scienze religiose ed è insegnante di religione. Dal 2013 è tra i fondatori di Cattonerd, un sito con relative pagine social nato con lo scopo di parlare di fede in modo leggero e mostrare come Dio possa parlare attraverso ogni cosa, anche la cultura “nerd”. Dario Latini, 37 anni, perito informatico, web&app developer, anche lui tra i fondatori di Cattonerd.

Monica, in una battuta, cosa vuol dire “Cattonerd”?

«Con il termine “nerd” si intendono fumetti, film, storie Fantasy, nello specifico. In realtà, per noi non vuol dire solo essere appassionati a qualcosa in particolare, ma l’abbiamo voluto allargare ​come significato».

Siete appassionati della Chiesa cattolica?

Dario: «(sorride) Anche. Siamo la nicchia della nicchia. Oltre a essere appassionati di fumetti, videogiochi, giochi di ruolo, serie tv e tutto quello che riguarda questi temi molto nerd, siamo anche appassionati di cristianesimo. Quindi tutto quello che riguarda la fede cattolica, dalla teologia alla dottrina».

Sui social mettete delle cose strane, sembra quasi che ve la prendiate con certe immagini un po’ pacchiane che girano in rete dove c’è Padre Pio raffigurato in un certo modo. C’è bisogno di un restyling completo di tutti questi santini?

Dario: «Abbiamo coniato un termine, ovvero “trash-endentale”. Dove “trash” è la parola anglofona con cui si intende tutto ciò che è pacchiano. Diciamo che non rientra nel nostro gusto, ma sicuramente ad altre persone aiuta nella devozione alla santità. Però, troviamo queste immagini un po’ vetuste e che magari, certe volte, fanno perdere quella sensazione di bellezza, che invece pensiamo quando osserviamo l’arte sacra e tutto ciò che riguarda la Chiesa. Dedicheremo una puntata su Twitch, in diretta streaming, con un sacerdote che è diventato famoso su YouTube, grazie alle cover di canzoni pop riadattate con testi religiosi cristiani. La più famosa è: “Parliamo di Gesù”, ma ne ha fatte davvero tante, ed è stato anche preso in giro su internet. Proprio con lui rifletteremo su questa domanda: è un qualcosa che è giusto fare o fa male alla Chiesa? E questo ce lo stiamo domandando anche noi: qual è il limite in cui la propria devozione personale può essere lasciata libera di andare a “tutto gas”, e quando invece è giusto che venga trattenuta e riportata a quello che potrebbe essere chiamato buon gusto?».

A proposito di devozione personale, Monica qual è la sua devozione nei confronti di Maria?

«La figura di Maria, fin da quando ero piccola, mi ha sempre colpito tantissimo. Ricordo che quando ero a scuola dalle suore, mi ha veramente impressionato l’immagine di una statua: Lei che riusciva a schiacciare solo con un piede il serpente. Da piccola la percepisci subito come una mamma. Quindi anche crescendo ho sempre avuto la sensazione di essere accompagnata da una madre, di avere una confidenza tale da potermi proprio affidare esattamente come fai con tua mamma. Una cosa molto intima, ecco».

Dario, e la tua?

«Ovviamente, per me che sono “maschietto” è un po’ diversa. Io sono sempre stato per il “partito” di Gesù, inteso come l’amichetto del cuore. Mentre di mamma già ce ne avevo una, bastava e avanzava (sorride). Però, crescendo ho apprezzato tantissimo un discorso che ci fecero sulla verginità perpetua. Perché Maria, nonostante sia la madre di Dio, non ha mai fatta sua questa cosa, ma l’ha sempre donata agli altri. La possibilità di far lasciare operare Dio attraverso di noi, senza metterci il nostro timbro, senza cercare di storcere, per motivi di ego o per chissà quale voglia di passare alla storia, l’opera che Dio può fare attraverso di noi. E questo cerco sempre di declinarlo in tutto quello che facciamo, anche con Cattonerd. Quindi, ciò che stiamo facendo non è per noi, non è nostro, ma sarà di tutti quanti. E Maria è lì, e mi ricorda che devo stare attento a non cercare di stravolgere i piani di Dio».

Voi Cattonerd che cosa volete comunicare?

Monica: «Vogliamo comunicare che Dio è nella vita di tutti, anche nelle cose che ci sembrano meno importanti, ma che magari fanno parte della nostra vita perché ci piacciono. Dio non è lontano da noi, sa proprio in quello che ci piace».

Dario: «Dio ha la capacità di parlarci ovunque e con chiunque, attraverso chiunque. Quindi nelle passioni, che magari sembrano lontane dalla Chiesa, ma che ci aiutano a crescere come persone, possiamo trovare Dio. Avere la capacità di essere nel mondo, ma con l’occhio che guarda alla ricerca di Dio, che non è sempre pronto a giudicare. Senza partire con l’idea che tutto quello che non è all’interno della Chiesa è demoniaco. Ma al contrario, cercare il bene sempre e comunque. Le passioni, che possono essere dai fumetti e videogiochi, se guardate dal punto di vista giusto, possono portare a Dio e possono essere un mezzo d’incontro per chi non crede. Quindi l’obiettivo è riuscire a parlare Dio, partendo da ciò che ci rende amici e non da ciò che ci divide».

Dario, ma quindi sul sui social e sul web si può incontrare Dio?

«Penso assolutamente di sì, così come lo si può incontrare ovunque. Del resto anche Gesù era famoso per frequentare persone poco raccomandabili per la sua epoca, quindi non capisco perché, se lo poteva fare Lui, non possiamo farlo anche noi. I social sono un luogo di incontro, non più virtuale, ma è una realtà quasi tangibile al giorno d’oggi, soprattutto in epoca Covid, dove tutti sono costretti ad averli come unica forma di comunicazione. Se Lo possiamo incontrare all’esterno, Lo possiamo anche incontrare all’interno, perché nei social comunque si incontrano altre persone».

Monica, i tuoi alunni che cosa dicono di Cattonerd?

«Io insegno alla primaria, sono ancora piccoli. Anche se devo dire che già in quinta iniziano a leggere dei fumetti, e questa cosa mi rende molto orgogliosa (sorride). Però ancora non conoscono la realtà dei social, grazie a Dio. Più tardi entrano nelle dinamiche di internet meglio è, questo non perché sia un male, ma perché è giusto che adesso vivano le relazioni tra di loro. Crescendo, magari, leggeranno i nostri articoli, che non sono scritti per bambini, ma dall’adolescenza in poi».

E dei loro genitori magari qualcuno lo sa?

«Potrebbe essere, però non è mai capitato l’argomento. Quindi chissà se c’è qualche fan tra i genitori, può essere (sorride)».

Che cosa avete scoperto e approfondito in questo anno di pandemia?

Dario: «Sicuramente che è difficile, come dicevo prima nei social si può incontrare chiunque, ma allo stesso tempo non è come incontrarlo dal vivo, non è come averlo a fianco. Io faccio anche catechismo in parrocchia, e facendolo su zoom è veramente un disastro. Come tutti i media hanno una loro funzionalità e una capacità di essere utilizzati per il meglio, ma non possono essere utilizzati per tutto».

Monica: «Io, invece, posso dire una cosa positiva. La Pasqua scorsa, e anche questa, è stata strutturata in modo tale da viverla in prima persona anche da casa. Portare la liturgia a casa l’ho trovata un’esperienza molto positiva, perché ti fa entrare molto di più in quello che stai facendo, soprattutto l’anno scorso che le chiese erano chiuse».

Andrea Antonuccio

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