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«Le norme sono troppe, il problema è culturale»

Emergenza morti sul lavoro

Francesco Margaria (in foto qui sotto), 58 anni, è consigliere territoriale dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati e invalidi del lavoro (Anmil). Da 40 anni è invalido: aveva 18 anni quando, nel 1981, ha subito un incidente sul posto di lavoro che gli è costato l’amputazione del terzo medio dell’avambraccio destro. Gli abbiamo chiesto di dirci la sua sull’incidente mortale (in cui ha perso la vita un uomo di 50 anni), avvenuto giovedì 29 aprile, nel cantiere Amazon di Alessandria.

Margaria, nel 2020, nonostante la pandemia, i morti sul lavoro in Italia sono stati 1.270 (181 in più rispetto al 2019). Perché?

«Succede quando io, datore di lavoro, cerco di abbassare ancora di più le spese. Riducendo prima la qualità del materiale usato, poi magari il numero di persone che lavorano, aumentando così il carico e le ore degli addetti».

Lo Stato dovrebbe controllare di più?

«Le norme ci sono, fin troppe, e a volte cozzano tra loro. Ma il problema è culturale: quanti datori di lavoro “giocano alla roulette”, pensando che finché non succede nulla se la sono scampata?».

E il lavoratore?

«Mi viene in mente la frase di un ragazzo down, in risposta al suo datore di lavoro che gli chiedeva: “Tu, tutto il giorno, stai fermo lì e fai un solo movimento per posizionare quella basetta… ma non ti stufi?”. E lui: “No, perché io metto questa basetta, poi passa un altro mio collega e aggiunge un pezzo che verrà inserito nel frigo, e questo frigo darà le bibite fresche a una famiglia”. Ecco, questa è la dignità del lavoro che occorre riscoprire».

Alessandro Venticinque

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