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Crescere ai tempi del Covid

La pediatra Sabrina Camilli

La pandemia ha investito e travolto le vite e le giornate di tutti, a ogni livello e ogni età. Se gli adulti hanno dovuto combattere con l’angoscia, il panico, lo smart working, i tripli turni e lo spettro del licenziamento, i bambini dal canto loro hanno dovuto imparare a stare lontani dai propri affetti e a fare lezione a distanza. Ma che impatto ha realmente avuto tutto questo su di loro? La nostra pediatra di fiducia, la dottoressa Sabrina Camilli, ci condivide le sue riflessioni suscitate dall’ascolto del webinar dedicato ai pediatri, “Crescere ai tempi del Covid” tenuto da Daniela Lucangeli, psicologa esperta di disturbi dell’apprendimento. Seguitissima sui social e nelle sue conferenze per la sua idea rivoluzionaria di insegnamento, basata sulle emozioni positive, e per il suo stile comunicativo coinvolgente, è autrice di numerosi libri tra cui “Cinque lezioni leggere sull’emozione di apprendere” (Edizioni Erickson).

Il “tesoretto della gioia” che si è esaurito.

«Tutti coloro che non hanno avuto durante il periodo del Covid malattie personali o dei propri familiari, lutti, problematiche familiari importanti o la caduta in dipendenze come la droga o l’alcol, hanno avuto in comune il vissuto di “assenza di gioia e di scopo”. Quindi chi è stato meglio ha avuto comunque una condizione mentale alterata, perché la gioia è un meccanismo vitale. Durante il lockdown si è esaurito il “tesoretto di gioia” che potevano accumulare attraverso gesti semplici ma in grado di “caricare” di entusiasmo, come le passeggiate con gli amici, le gite all’aria aperta, stare con tutti i propri cari, fare acquisti in compagnia. L’impatto di tutte queste assenze è stato molto sottostimato. Adesso è proprio il caso di lanciare questo appello: “Sos gioia cercasi”. La gioia nasce dalla relazione, con il creato e con le creature perché da soli non ci bastiamo. I bambini hanno particolarmente sentito il deficit di relazioni: per loro c’è stata la mancanza degli abbracci, del contatto fisico per colpa di un nemico invisibile che fa “scomparire le persone”».

Il bombardamento di informazioni negative.

«Ad aumentare la difficoltà e la confusione del periodo non va dimenticato neanche il continuo bombardamento di informazioni negative, di messaggi di scomparse, di morte e di malattia legata a qualcosa di invisibile e il florilegio di divieti per i bambini: “non si può andare al parco altrimenti ti contagi”, “non puoi abbracciare la maestra perché c’è il virus”. La maggior parte degli adulti non ha compreso che tutto questo andava spiegato, tradotto in modo comprensibile per la mente dei piccoli. I nostri figli e nipoti necessitavano di un accompagnamento in questo viaggio così pesante e ricco di emozioni e vissuti negativi».

Cosa si è sedimentato nella loro memoria?

«Ora, dopo aver passato tutto questo, i bimbi fanno ancora fatica ad addormentarsi o si svegliano nel cuore della notte. Alcuni dei più grandicelli sono arrivati a soffrire di attacchi di panico».

Come possiamo aiutare le famiglie ad affrontare tutto questo in un contesto sociale ancora così precario?

«Un antico proverbio africano dice “Per crescere un bambino ci vuole un villaggio”. Il villaggio è costituito dai genitori, dagli insegnanti, dagli educatori e dai pediatri, che solo insieme e in relazione possono aiutare i nostri piccoli a crescere e quindi a superare le difficoltà».

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