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Le sorprese del mercato cinese

“Cronache dalla galassia” di Enrico Zappa

Dopo la scoperta del Nuovo Mondo, la ricchezza che inondò Spagna e Portogallo contribuì a un errore di prospettiva che causò il successivo crollo dei due imperi, a vantaggio della povera ma emergente potenza inglese.

La lavorazione e trasformazione dei prodotti provenienti dal Sud America fu affidata agli inglesi, che stavano all’epoca gettando le basi per la successiva rivoluzione industriale e transizione a paese a vocazione marittima, diventando quella che oggi si chiama un “potenza talassocratica”. Gli inglesi nel tempo non solo affinarono le loro capacità tecniche, ma prima soppiantarono spagnoli e portoghesi nei rapporti con i paesi di origine delle materie prime, per poi definitivamente sconfiggerli, commercialmente e militarmente, relegandoli a un declino inesorabile.

La storia è destinata a ripetersi e durante la prima ondata della pandemia Covid abbiamo imparato cosa significa dipendere dagli altri, anche per la produzione di dispositivi apparentemente semplici come le mascherine, figuriamoci per l’acciaio, l’energia, la tecnologia e via dicendo. La prospettiva di molti colossi industriali, che l’hanno fatta da padrone fino a oggi e spesso influenzando anche la politica estera internazionale, era che spostare le produzioni in Cina fosse una scommessa accettabile, dato l’enorme mercato di sbocco che avrebbe rappresentato.

Il Financial Times ci informa però che marchi centenari e apparentemente invincibili come Coca Cola, Nestlè e Procter and Gamble stanno subendo una fortissima rimonta e in alcuni casi il sorpasso dei marchi cinesi, spinti dai social media locali. I pannolini Baby Care hanno superato i Pampers, la bevanda Genki Forest ha superato Coca Cola e Pepsi nelle vendite online: come naturale sta emergendo uno stile di vita cinese, che porta a consumare prodotti locali.

Oltre ad avere acquisito le competenze tecniche per produrre beni di qualità e concorrenziali, le aziende cinesi dimostrano una incredibile velocità nel trasformarsi e nel cambiare linee di prodotto, rispondendo quasi in tempo reale alle richieste del mercato, mentre le aziende occidentali sembrano lente perché abituate a mercati più tradizionalisti. Le vicende dell’Ilva di questi giorni raccontano uno degli aspetti di questi errori di prospettiva.

Lettura consigliatissima è “Ascesa e tramonto del colonialismo” di Raimondo Luraghi, libro del 1961 ma attualissimo, in quanto le regole del colonialismo sono antiche come il mondo e vengono applicate ancora oggi, a volte a danno di quelli che un tempo erano i dominatori del globo.

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