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Due ruote e una capanna

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

L’estate è, senza dubbio, la stagione in cui la bici dà il meglio di sé, permettendoci di mitigare la calura sulle due ruote. Nell’anno che segna il quarantesimo anniversario del negozio locale “Ottonelli Cicli” (1981) di Spalto Gamondio 43, mi piace l’idea di girare la ruota al contrario, ripercorrendo in breve la storia degli amati velocipedi. Già il Codice Atlantico, di Leonardo da Vinci, contiene alcuni disegni nei quali un uomo si regge in equilibrio mentre è alle prese con un trabiccolo a due ruote. Il primo a cimentarsi con un prototipo fisico della bici fu, tuttavia, il conte Mede de Sivrac, durante la Rivoluzione Francese, e i suoi concittadini lo vedevano “sfrecciare” a cavallo di un veicolo senza manubrio e con una criniera collocata sopra la ruota anteriore alla quale il conducente si doveva aggrappare.

Quel vetusto progenitore dell’odierna bici si chiamava “celerifero” (dall’unione di due parole latine che significano veloce trasporto). Dopo qualche lustro ci pensò il tedesco Karl Drais a presentare allo zar Alessandro I la sua “macchina per correre”, la Laufmaschine, ancora mossa dalla spinta dei piedi sul terreno. Le due ruote in legno avevano appena otto raggi, ma a differenza del modello precedente, il manubrio mobile per determinare la direzione permetteva di non dover smontare dalla sella ogniqualvolta si desiderasse cambiarla.

Sulla “draisina” (dal cognome dell’inventore) si riuscivano a percorrere già distanze notevoli, ma per i pedali occorre attendere il 1861 quando Ernest Michaux li fissò al perno della ruota anteriore, molto più grande dell’altra, per consentire con una pedalata di fare più strada. Il ciclista, appollaiato in cima alla ruota, era in equilibrio precario e da questi frangenti pericolosi scaturirono molte rovinose cadute.

Si deve all’inglese Starley la prima bicicletta di sicurezza (safety bicycle), prototipo che lo scozzese John Boyd Dunlop perfezionò ulteriormente, applicando veri e propri pneumatici di gomma e dando vita, pochi decenni dopo, alla bici che tutti conosciamo…

Insomma, da allora la ruota gira e sulla piattaforma “Piemonteciclabile.com” possiamo trovare gli itinerari vacanzieri in pianura e collina della zona che ci faranno apprezzare le due ruote, magari in compagnia, a bordo di un magnifico tandem! Per la storia del collezionismo su rotaia, mi riprometto di dedicare un pezzo al grande appassionato di modellismo ferroviario Enrico de Bandi, da poco scomparso.

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