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Regolamenti e comportamenti

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Un episodio della partita di campionato di recente pareggiata dalla Roma di Mourinho ha destato la mia attenzione spingendomi a non nuove riflessioni sul fair play di giocatori e allenatori e sull’esempio che gli stessi forniscono dall’ultimo dei tifosi al primo degli addetti ai lavori.

La cronaca: l’ultima casalinga della Roma contro il Genoa vedeva i giallorossi costretti a un sofferto pareggio con una squadra navigante su posizioni decisamente inferiori di classifica sino al momento in cui uno dei più talentuosi (ma anche caratterialmente imprevedibili) nuovi talenti del calcio italiano, Nicolò Zaniolo, si impadroniva del pallone e, dopo essersi magistralmente liberato al tiro dal limite dell’area, faceva partire una chirurgica rasoiata gonfia-rete di Sirigu dando ai giallorossi la sensazione di una vittoria ottenuta sul filo di lana.

Di vana illusione, però, si trattava perché il direttore di gara, previa consultazione del Var, ravvisava un precedente pestone di Abraham a danno di Vasquez che portava all’inesorabile decisione di annullare il goal. Apriti cielo: Zaniolo si rivolgeva con tono di sfida all’arbitro dicendogli, testualmente: «Che c…o hai fischiato?!», il direttore di gara, con ancor meno esitazione, lo espelleva e Mourinho, in sala stampa, prendeva le difese del suo uomo – sia pure con una pacatezza che non sempre gli è usuale – dichiarando che se un episodio del genere fosse accaduto a Milano o Torino probabilmente l’arbitro non sarebbe stato altrettanto inflessibile.

Ma proprio qui sta l’errore: le telecamere hanno dimostrato, inconfutabilmente, che la decisione del direttore di gara di annullare la rete romanista era stata corretta dunque che, altrettanto scorrette, erano state la reazioni a caldo di un giocatore che se l’era presa con l’arbitro (condotta assolutamente consueta nel calcio) solo per aver assunto una decisione a sé sfavorevole e d’un allenatore il quale aveva legittimato presunte motivazioni ambientali che dovrebbero in qualche modo condizionare le decisioni dei direttore di gara.

Direi che di strada ce n’è ancora un po’ da fare sulla via dell’acquisizione di una cultura sportiva degna di questo nome…

Guarda anche la undicesima puntata di Venticinquesimo minuto con ospite Matteo Di Gennaro (clicca qui)

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