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Mi prendo una pausa, e vi spiego perché

Parla don Giuseppe Bodrati

Domenica 13 febbraio una notizia inaspettata ha scosso i fedeli valenzani: don Giuseppe Bodrati, 69 anni il 29 ottobre (giorno della memoria della beata Chiara Luce Badano) e parroco della comunità di Valenza dal 2019, ha annunciato di essersi preso un periodo di riposo dalle attività pastorali. Gli abbiamo chiesto di spiegarci che cosa è veramente successo. E i motivi di questa decisione.

Don Beppe, che succede?

«La gestione delle cinque parrocchie che mi sono state affidate si è rivelata particolarmente faticosa dal punto di vista amministrativo. Anche la fatica legata alla gestione della pandemia ha creato enormi problemi, interrompendo diverse attività. E poi la necessità di seguire le norme sanitarie, gli adeguamenti delle chiese e tutta una serie di problemi organizzativi… tutto questo mi ha creato ansia e preoccupazione. Aggiungo che anche la mia salute ha qualche cosa da “registrare”… nulla di grave, sia chiaro, ma ho bisogno di un periodo di riposo per “ricostruirmi” (sorride)».

Come lo hai detto al Vescovo?

«L’ho incontrato e gli ho manifestato queste difficoltà che, in concomitanza con la ripartenza delle attività pastorali, si sono ulteriormente aggravate. Sono consapevole che per gestire una realtà complessa e articolata come quella delle parrocchie di Valenza occorre un sacerdote in piena forma. Penso al percorso sui 400 anni del Duomo, restauri inclusi; la riqualificazione degli ambienti nelle parrocchie di Sant’Antonio, del Sacro Cuore, dell’oratorio; per non parlare di tutte le attività sportive e scolastiche legate alla parrocchia della Madonnina; e anche la presenza obbligata del parroco all’interno dell’Opera Pia Pellizzari… Quando arrivai a Valenza, tra le varie parrocchie c’erano degli attriti: il lavoro più impegnativo è stato ricostruire i rapporti. Ora prendo questa pausa, consapevole di aver riportato dialogo e serenità. Mi sono anche dovuto occupare di questioni amministrative e finanziarie molto rilevanti per le nostre comunità, e approfitto di questa intervista per ringraziare alcuni imprenditori che mi hanno aiutato ad affrontare la situazione».

E con i tuoi confratelli a Valenza, don Enrico (per tutti “don Chicco”) e don Santiago?

«Con entrambi c’è un ottimo rapporto, franco e sincero. Don Chicco è da poco tempo a Valenza e si occupa degli scout. Si sta inserendo, e via via si coinvolgerà negli ambiti che il Sinodo diocesano sta identificando e nella nuova Unità pastorale, che prevede un ampliamento rilevante: arriveremo a essere 15 parrocchie e, per ora, sei sacerdoti. Don Santiago si occupa della pastorale giovanile, in particolare dell’oratorio. C’è un gruppo straordinario di animatori che ci è di grande aiuto. Per questo, per don Chicco e don Santiago è un periodo di sana crescita pastorale».

Chi ti sostituirà?

«Mi sostituirà don Mario Bianchi, parroco a Quargnento e Solero, nelle vesti di amministratore parrocchiale. Delle celebrazioni continueranno a occuparsi don Santiago e don Chicco, affiancati occasionalmente da don Raoul Kouame e don Andrea Alessio. Insieme con la “new entry” don Luigi Martini, un sacerdote 82enne che arriva da Potenza, dove è stato parroco e cappellano dell’ospedale: ora che è in pensione è venuto a vivere a Valenza, dove abitano le sue due sorelle. E per alcune attività pastorali, per esempio i corsi prematrimoniali, darà una mano anche don Dario, parroco di Bassignana».

Che cosa farai in questi tre mesi di pausa?

«Intanto andrò in pellegrinaggio da Padre Pio, a Medjugorje e a Lourdes. Poi vorrei trascorrere un periodo di silenzio e raccoglimento in un monastero. Dovrò anche fare qualche accertamento per la mia salute, e per questo tornerò a casa mia a San Michele».

Ci dobbiamo preoccupare?

«No, perché non ci sono segnali davvero “pericolosi”. Ho avuto un calo di peso rilevante, ma salutare… (sorride) Insomma, devo curare la mia stanchezza».

Un saluto ai tuoi fedeli valenzani?

«Auguro loro di continuare per quanto possibile il percorso iniziato in questi anni: un cammino di collaborazione tra le nostre comunità, in pace. Alla ricerca della comunione».

Andrea Antonuccio

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