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Bambini e ragazzi in pandemia: consigli per genitori e nonni

La pediatra Sabrina Camilli

Uno studio effettuato dalla Neuropsichiatria del Regina Margherita di Torino riporta che su 800 ragazzi frequentanti la scuola media circa il 30% presentava sintomi da stress post-traumatico e le peggiorate condizioni economiche di molte famiglie non hanno permesso di contenere o ridurne le conseguenze. Sono solo alcuni dei numeri che abbiamo visto insieme alla dottoressa Sabrina Camilli nella nostra precedente puntata dedicata agli effetti “ad ampio spettro” che la pandemia ha portato sui bambini e ragazzi. Oggi vediamo con la nostra pediatra di fiducia come star loro vicino, cosa possiamo fare per aiutarli.

Dottoressa, compresa dunque questa emergenza silenziosa ma molto preoccupante, che cosa possiamo fare come genitori e nonni per aiutare i nostri giovani?

«Non lasciarli soli. Se le istituzioni ai piani alti questo non lo stanno facendo, ed è purtroppo un’amara verità, penso che come singoli possiamo aiutarci, venirci incontro, creare reti di auto-aiuto, se non altro per ascoltare e sostenere. Le “terribili” chat dei genitori, da un lato fonte di ansia e origine di pettegolezzo, devono essere il mezzo per darsi una mano, per trovare piccole e immediate soluzioni, per dare vita a iniziative solidali. Il distanziamento ci sta rendendo duri, indifferenti, se non addirittura cattivi e questo i bambini e i giovani lo percepiscono. Aggiungo che dobbiamo batterci perché la scuola sia protetta e non abbandonata. Dove sono le aule rinnovate e rese più sicure? E gli impianti di ventilazione quando verranno implementati? Il personale è adeguato? Dobbiamo fare rumore e difendere la scuola, l’istruzione, l’educazione altrimenti i nostri ragazzi (che già in alcune situazioni si costituiscono in bande pronte a delinquere) avranno sempre più problemi e noi faremo sempre più fatica a gestirli, a seguirli, a dimostrare loro che per noi sono importanti».

Ci darebbe qualche consiglio per genitori e nonni di bambini piccoli, della fascia asilo ed elementari? A che segnali dobbiamo prestare attenzione, per evitare di cadere nelle situazioni che abbiamo precedentemente descritto?

«Attenzione, ascolto, fiducia, comprensione e soprattutto farli sentire amati, pur nelle difficoltà e nella criticità. Questo vale per tutti, piccoli e grandi. I segnali da non sottovalutare sono quelli dei cambiamenti d’umore, dell’eccessiva aggressività o al contrario del mutismo, dell’abbuffarsi di cibo o del mangiare sempre meno».

E per genitori e nonni di ragazzi adolescenti che consigli possiamo dare? Cosa possiamo fare per aiutarli?

«Procurarsi “oceani di pazienza” come diceva San Francesco di Sales (festeggiato lo scorso 24 gennaio, ndr). Con i giovani e gli adolescenti bisogna utilizzare i guanti di velluto ma anche una grande autorevolezza, cercando di essere veri e sinceri. Chiedere loro: “Hai bisogno di aiuto? Come posso farlo? Se ora non vuoi, sappi che io ci per te ci sono”. E poi non lasciarli troppo tempo sui cellulari, invogliarli a fare sport, possibilmente all’aperto. Prima si inizia a fare questo, meglio è. Imparare a mettere in primo piano le loro esigenze interiori e meno quelle materiali. Un punto fondamentale da non dimenticare è che dobbiamo essere portatori di speranza, perché i nostri ragazzi hanno bisogno di credere e sognare nel futuro, ma solo se noi adulti glielo permettiamo. Don Bosco docet!».

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