Dopo la Veglia di preghiera per la pace in Cattedrale
Sabato 26 febbraio, a partire dalle ore 21, nella Cattedrale di Alessandria la comunità si è riunita per una Veglia di preghiera per la pace, guidata da monsignor Guido Gallese, vescovo di Alessandria, padre Vasile Ciocan della Chiesa rumena ortodossa di Alessandria e dal pastore Gregorio Plescan della Chiesa metodista di Alessandria. Un momento di condivisione molto partecipato: la Cattedrale era stracolma di persone, come non si vedeva da tempo, e la diretta video della Veglia ha avuto ascolti molto alti. Un momento molto significativo, quello in Cattedrale, per dire in modo chiaro il proprio “no” alla guerra.
L’appello di papa Francesco
Un “no” che si appoggia alle parole di papa Francesco, il quale nell’Udienza generale di mercoledì 23 febbraio, poco prima dell’invasione dell’Ucraina, aveva espresso le sue preoccupazioni: «Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina» ha detto il Santo Padre. «Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici. Prego tutte le parti coinvolte perché si astengano da ogni azione che provochi ancora più sofferenza alle popolazioni, destabilizzando la convivenza tra le nazioni e screditando il diritto internazionale». Lanciando a ognuno di noi un invito concreto: «E ora vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a fare del prossimo 2 marzo, mercoledì delle ceneri, una Giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della pace preservi il mondo dalla follia della guerra». Un appello, questo, che il Pontefice ha ripetuto anche all’Angelus di domenica 27 febbraio: «Rinnovo a tutti l’invito a fare del 2 marzo, Mercoledì delle ceneri, una giornata di preghiera e digiuno per la pace in Ucraina. Una giornata per stare vicino alle sofferenze del popolo ucraino, per sentirci tutti fratelli e implorare da Dio la fine della guerra».
Le parole di monsignor Gallese
Durante la Veglia, iniziata con il canto “Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”, il nostro Vescovo ha ricordato che la pace non è solo un intervallo di tempo tra due guerre, ma un vero e proprio “modus vivendi”: «Quando preghiamo per la pace, dobbiamo vivere la pace nelle nostre vite». Innanzitutto, ha ricordato monsignor Gallese, innalzando al Padre la nostra preghiera: «Si possono fare tante cose, prendere iniziative, ma la via su cui il Signore ci ha dato indicazioni precise è spirituale. Gesù ha cambiato il mondo in un modo strano. Vorremmo poter costringere le persone che fanno la guerra a non farla… questo è il nostro istinto umano! Ma Dio non ci ha costretti a non fare il male; ci ha chiamati a non farlo».
Il Vescovo ha poi ricordato la parabola del grano e della zizzania, che spiega l’atteggiamento di Cristo nei confronti del problema del male che è nel mondo: «Di fronte ai servi che chiedono se devono separare la zizzania dal grano, il padrone dice di non farlo. Perché non si può capire se è veramente grano o zizzania… C’è il rischio di sbagliare. Guardate che è un’indicazione molto precisa: a noi piacerebbe togliere il male dal mondo, stelo dopo stelo. Ma non siamo in grado di valutare, di giudicare, non possiamo farlo… non è questo che ci ha chiesto Gesù. E a noi che chiediamo il dono della pace, Cristo risponde così: “Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano, benedite quelli che vi maledicono, pregate per quelli che vi fanno del male”. Portiamo pace, portiamo riconciliazione nella nostra vita. Il contributo spirituale di un atto di giustizia, di bontà gratuita è straordinariamente forte. Gesù Cristo ci ha salvato così! Con un atto di amore estremo, vissuto in situazioni di tortura». Il Vescovo ha concluso con un invito impegnativo: «La nostra preghiera deve continuare incessante, perché Gesù ci ha detto che quando chiediamo qualcosa dobbiamo essere insistenti; e la nostra vita non deve tradire la richiesta che facciamo al Signore attraverso le nostre preghiere. Questo è quello che il Signore desidera da noi».
Le lampada, simbolo di pace
Al termine della Veglia, una lampada accesa è stata posta davanti al simulacro della Madonna della Salve e al Santissimo. A partire da lunedì 28 febbraio, sono stati organizzati turni di preghiera continua per la pace per i quali il Vescovo ha chiesto la partecipazione di tutti i cristiani. Durante il giorno è possibile pregare dalle ore 10.30 alle 12, e dalle 15.30 alle 18. Per rivedere interamente la Veglia: diocesialessandria.it/vegliapace.
Andrea Antonuccio