Dal Rus’ di Kiev alle tensioni dei giorni nostri
IX secolo d.C.
IX secolo d.C.
Agosto 1991
Agosto 1991
2013-2014
2013-2014
Da lì, migliaia di soldati russi, senza alcun tipo di identificazione, si riversano in Crimea (penisola autonoma dell’Ucraina, in maggioranza popolata da russi), dove il governo locale dichiara la volontà di separarsi da Kiev. Viene indetto un referendum sull’adesione alla Federazione Russa: è un plebiscito a favore del ritorno della Crimea sotto l’ala di Mosca, ma la consultazione viene ritenuta illegittima dall’Ucraina, dall’Ue e dagli Stati Uniti.
Nella primavera del 2014 gli eventi precipitano anche nell’Ucraina Orientale: i separatisti filorussi prendono il controllo delle aree di Donetsk e Lugansk, nella regione del Donbass, dichiarandole indipendenti da Kiev. Seguono mesi di pesanti combattimenti che causano diverse migliaia di morti. Gli scontri cessano in settembre, con l’accordo di pace firmato a Minsk da Russia e Ucraina: il trattato prevede il cessate il fuoco e il ritiro delle armi pesanti da entrambe le parti, un dialogo su una maggiore autonomia delle repubbliche nel Donbass, grazia e amnistia per i prigionieri di guerra, lo scambio degli ostaggi militari. Nonostante questo, i conflitti, definiti a “bassa intensità“, continuano. Causando migliaia e migliaia di morti, fino a oggi.
Novembre 2021
Novembre 2021
Dal novembre 2021, la Russia ammassa migliaia di mezzi militari e circa centomila soldati armati al confine con l’Ucraina. Nelle dichiarazioni dei funzionari russi, la decisione è legata alla necessità di difendersi da una presunta minaccia militare ucraina e dalle esercitazioni militari nel Mar Nero della Nato (l’alleanza militare difensiva che unisce gli Stati Uniti, il Canada, 27 paesi europei e la Turchia). In questo clima di tensione, in cerca di protezione da possibili conflitti, Kiev chiede il sostegno all’Europa e agli Stati Uniti, domandando anche di poter entrare nella Nato.
21 febbraio 2022
21 febbraio 2022
24 febbraio
24 febbraio
Le bombe iniziano a colpire in tutto il territorio ucraino. Truppe di terra entrano anche dal confine Nord (Bielorussia) e Sud (Crimea), con attacchi nei porti strategici di Mariupol e Odessa. Anche la capitale Kiev è sotto attacco, e gli invasori assumono anche il controllo dell’ex impianto nucleare di Chernobyl. Le vittime sono diverse, tra soldati e civili, anche se i numeri non vengono confermati. Intanto, parte l’esodo degli ucraini verso altre città e Paesi limitrofi. Sia in Russia sia nel resto del mondo, iniziano le prime proteste e manifestazioni contro la guerra.
28 febbraio
28 febbraio
«Abbiamo trovato alcuni punti su cui è possibile trovare un terreno comune» dice il negoziatore russo Medinsky, citato da Interfax. La delegazione di Kiev chiede l’immediato cessate il fuoco e il ritiro delle truppe russe dall’Ucraina. Mentre il presidente russo Putin, in una telefonata con il presidente francese Emmanuel Macron, chiede che la Crimea venga riconosciuta come territorio russo e che l’Ucraina venga «smilitarizzata» e assuma «uno status neutrale». Zelensky, terminati in colloqui, risponde firmando la domanda di adesione all’Unione Europea.
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