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Donne in cerca di Barbie

“Collezionare per credere” di Mara Ferrari

Ogni volta l’otto marzo rimanda giocoforza a quelle donne illustri e grandi personalità femminili che “ce l’hanno fatta”, sebbene ostacolate, combattute e offese, a portare alla riscossa le quote rosa. Ma quante di loro ce l’hanno fatta ad avere una Barbie a loro immagine e somiglianza?! La Cristoforetti sì e la Callas no. Da collezionisti che ammiccano al soldatino rosa per eccellenza, consiglio di leggere “Italiani si diventa” di Severgnini, tutto dedicato al “costa-a-costa”, un’ossessione negli anni Settanta, ma pure oggi non si scherza… Comincia così: “L’avevamo sognata, immaginata, desiderata, attesa, discussa, invocata, fiutata. Poi l’abbiamo vista: era diversa. L’America non appariva particolarmente complicata, e neppure eccessivamente sorprendente.

Prosegue ben calandosi nella presente rubrica: “Viaggiavamo come camionisti e, favoriti dal cambio del dollaro (880 lire), svaligiavamo negozi dove erano esposti oggetti che al ritorno potessero dimostrare che eravamo stati in America. Occorrevano prove inequivocabili: magliette insolite, fotografie con sfondi indiscutibili, introvabili monete da un dollaro. Dai ristoranti McDonald’s, allora sconosciuti in Italia, ripartivamo carichi di cucchiaini di plastica e contenitori di polistirolo, che ci sembravano strepitosi souvenir. Non capita tutti i giorni che i clienti si portino via la spazzatura per ricordo. Non contento di questo bottino, ognuno di noi, prima o poi, faceva un acquisto destinato a turbare amici e parenti al ritorno. Il mio peccato aveva l’aspetto di una giacca di pelle con le frange, stile Buffalo Bill”.

E al giorno d’oggi, J. Padua racchiude nella sua ermetica lirica intitolata “Barbie” lo stesso megalomane dictat: “Sono la Barbie. Vivo nella vostra casa di bambole. Ogni giorno mi cambiate i vestiti. Se ce la faccio a uscire di qua io vi ammazzo tutti”. O H.Tham che scrive: “Tutti sanno che è sempre la stessa Barbie, degnissima della Casa dei Sogni Americani, della Corvette, dei guanti da teatro, di cento paia di scarpe da infilarsi… Le scarpe di Barbie, così facili da smarrire, spaiate, inutili; finiscono come i nostri pregiudizi, nello scantinato, più dimenticate dei ragni che tessono negli angoli più bui, e ci stupiamo di averle ancora”.

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