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Via Crucis diocesana con Teatro insieme

Intervista a Silvestro Castellana

«Questa Via Crucis è un’idea che avevo avuto qualche anno fa. Per diversi anni si è svolta il venerdì prima della Settimana Santa, in Cittadella. Dal momento in cui lì non c’è stata più la disponibilità, siamo passati a farla in Cattedrale. Fino al 2019, interrotti soltanto dalla pandemia». A raccontarcelo è Silvestro Castellana, (nella foto) 88 anni il 13 aprile, fondatore e decano della compagnia “Teatro insieme” che quest’anno, come da tradizione, animerà la Via Crucis diocesana. L’appuntamento è per venerdì 8 aprile, nella Cattedrale di Alessandria, alle ore 21.

Castellana, che cosa succederà alla Via Crucis?

«In Cattedrale, a ogni stazione cambierà il portatore della croce: partirà il Vescovo, seguito da diversi rappresentanti di associazioni, moviementi, realtà cattoliche ed enti religiosi del nostro territorio dicoesano. E poi, per ogni stazione, noi di “Teatro insieme” leggeremo il brano del Vangelo e un commento che riguarderà martiri e personaggi dell’attualità. Il Vescovo concluderà con un commento finale».

Come avete vissuto questi anni di pandemia?

«Sono stati anni molto duri. Con “Teatro insieme” nel 2020 avevamo una serie di appuntamenti importanti. Per esempio, una rassegna regionale che avrebbe designato i partecipanti a una rassegna nazionale, da lì a breve. Purtroppo è saltato tutto. Adesso abbiamo ripreso da settembre scorso e stiamo preparando diversi spettacoli. Sabato 9 aprile, il giorno successivo alla Via Crucis, saremo a Torino per una rappresentazione. Mentre per maggio abbiamo preparato “Le rose di Sarajevo”, uno spettacolo a 30 anni dalla guerra in Bosnia. E di guerra sentiamo parlare ancora adesso… sta distruggendo tutti, non riesco togliermi questo pensiero dalla testa. Mi sembra assurdo che nel 2022 si parli di uno Stato che aggredisce un altro Stato per conquistarlo».

E cinque giorni dopo la Via Crucis, il 13 aprile, lei festeggerà i suoi 88 anni. Un bel traguardo, no?

«Ringrazio il Padreterno che mi ha dato la possibilità di arrivare fino a qui con lucidità e memoria. Nello spettacolo che faremo a Torino, per esempio, sto 45 minuti in scena da solo: un bell’impegno che riesco ancora a portare a termine. Per il resto sono in buona salute, ho i figli attorno che mi coccolano. Quindi… guai a fermarmi! (sorride)».

Alessandro Venticinque

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