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«Un confronto aperto e schietto»

Verso le Unità pastorali

Domenica 27 marzo una trentina tra laici e religiose, insieme ai tre parroci (don Mario Bianchi, don Ivo Piccinini e don Claudio Pistarino), si sono ritrovati all’oratorio di San Michele per l’incontro dell’Unità pastorale “Tanaro” con il Vescovo. Questa Unità comprende le parrocchie di Quargnento, Solero, Felizzano, Oviglio, San Michele e Santissima Annunziata. A parlarci dell’incontro è il parroco di Quargnento e Solero, don Mario Bianchi.

Don Mario, come è andato l’incontro?

«Erano presenti in maggioranza adulti tra i 50 e 70 anni e tre giovani sulla ventina. È stata una bella occasione di incontro e confronto, un momento per fare chiesa per le sei parrocchie che in parte si conoscono, per la continuità con l’esperienza avviata da anni nella Zona Tanaro, che radunava le stesse comunità. Dopo il momento di preghiera guidato dal Vescovo e l’introduzione di don Giuseppe Di Luca, si è svolto un confronto aperto e schietto».

Quali le principali criticità emerse?

«Inizialmente è stato chiesto di chiarire il contenuto del progetto sulle Unità pastorali, perché ancora confuso nella percezione di molti fedeli. È stato condiviso il fatto che alcune iniziative e percorsi formativi, come i corsi per animatori e per fidanzati, sono già attivi nelle parrocchie della zona. Non è emersa un’opposizione di principio alle Unità pastorali, che sono vissute come un mettersi in gioco, ma i rilievi sono stati fatti sulla modalità della loro impostazione. C’è desiderio di pensare insieme i passi da compiere, la fattibilità di alcuni aspetti concreti di vita chiesti a fedeli e sacerdoti. Mi viene in mente un passo del Vangelo di Luca (14,28-30): per costruire una torre occorre prima sapere bene se si hanno i mezzi per portarla a termine, per evitare di iniziare, ma non riuscire a finire il lavoro. È emersa la necessità del reperimento e della formazione dei laici ai vari ministeri all’interno di una comunità, tra cui il diaconato, per non rischiare di giocare una partita senza avere i giocatori. Per i sacerdoti che nelle Unità dovranno saranno moderatori-legali rappresentanti di tutte le parrocchie dell’Unità si prospetta una responsabilità e un lavoro amministrativo pesante, che potrebbe deresponsabilizzare gli altri parroci in solido. Il Vescovo ha chiesto fiducia nel percorso sinodale che porterà a chiarire questi dubbi e a favorire la formazione di comunità ispirate alle coordinate degli Atti degli Apostoli».

Don Mario, la sua comunità come sta vivendo questo cambiamento?

«Da qualche anno le comunità di Quargnento e Solero vivono già di fatto unite nell’agire pastorale, pur mantenendo per alcune iniziative una certa autonomia, legata alle tradizioni del paese e a una congrua presenza e attività degli stessi fedeli. C’è da una parte una certa abitudine a uno sguardo e un agire d’insieme, anche se bisognoso di migliorare, ma dall’altra c’è preoccupazione sulla possibile dispersione delle singole comunità, smarrendo identità e volto. Un possibile rischio è la perdita del riferimento stabile che il sacerdote può dare ai fedeli, nel costruire relazioni che facilitino un accompagnamento di fede delle persone nelle varie fasi della vita, evitando la semplice erogazione di un servizio religioso a turni alterni tra sacerdoti».

Alessandro Venticinque

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