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Volti dei Vangeli: il Papa guarda la fede negli occhi

Domenica 17 aprile su Raiuno in prima serata

Si chiama “Volti dei Vangeli” il programma realizzato dal Dicastero per la Comunicazione con Rai Cultura, in collaborazione con la Biblioteca Apostolica Vaticana e i Musei Vaticani, che andrà in onda come serata-evento su Raiuno in prima serata il 17 aprile, domenica di Pasqua. Il programma raccoglie alcune delle riflessioni che nei nove anni del suo pontificato Francesco ha dedicato, nelle omelie durante la celebrazione mattutina della Messa a Santa Marta (alcune delle quali inedite), negli Angelus e in altre occasioni, ai protagonisti dei Vangeli: da san Matteo al buon ladrone, da Giuda alla Maddalena, da Ponzio Pilato al Figliol prodigo. La voce del Papa accompagnerà lo spettatore dentro le scene evangeliche, rappresentate dai grandi artisti nei quadri, negli affreschi, nelle miniature dei codici e nelle sculture, molte delle quali appartenenti al tesoro di bellezza conservato in Vaticano. Ogni personaggio che incontra Gesù viene raccontato dal Papa ed è illustrato da immagini famose (ma anche sconosciute e inedite) attraverso l’obiettivo del fotografo-regista che “entra” nei quadri, negli affreschi e nelle miniature e nei loro dettagli. Per farci raccontare “Volti dei Vangeli” ci siamo rivolti ad Andrea Tornielli (a sinistra, nella foto) e Lucio Brunelli (a destra), autori del programma: «“Volti dei Vangeli” dirà qualcosa sia a chi crede sia a chi non crede. È un format nuovo, ed è una grande sfida che venga trasmesso in prima serata a Pasqua».

Lucio, Andrea: com’è nata l’idea di “Volti dei Vangeli”?

Brunelli: «L’idea è nata una sera a cena con Andrea. Siamo partiti dall’idea di comunicare il fascino dei Vangeli a credenti e non credenti, usando l’arte e la capacità di racconto di papa Francesco».
Tornielli: «Siamo entrambi convinti che alcune delle cose più belle dette dal Papa si trovino nelle sue omelie “a braccio”, pronunciate alla Messa di Santa Marta. Omelie che presentano una modalità tipica della spiritualità gesuitica: quella di “entrare” nelle scene del Vangelo, di descriverle, di mettersi nei panni dei personaggi, di stare sulla scena, senza passare subito all’aspetto dell’esegesi o dell’insegnamento morale. Il Papa stesso, nell’intervista che ci ha rilasciato, sottolinea l’importanza di questa contemporaneità. I Vangeli mostrano Gesù vivo a me oggi, e per questo c’è bisogno di immedesimarsi. Allora ci è venuta l’idea che sarebbe stato bello fare delle “pillole” sui personaggi e sugli incontri di Gesù, facendoci aiutare dalle parole del Papa che commenta immagini prese dalla Storia dell’arte».

Quando avete proposto il programma al Papa, lui che reazione ha avuto?

T: «Il Santo Padre insiste sempre sulla creatività nell’esplorare nuove forme di annuncio del Vangelo. Per questo ci ha incoraggiato a proseguire. Era contento».
B: «Sì, ci ha invitato ad andare avanti. Curioso anche lui di vedere che forma avrebbe preso questa idea. È un tema che gli sta a cuore: sappiamo quanto spesso Francesco raccomandi ai fedeli una lettura quotidiana dei Vangeli».

Nella puntata di domenica 17 il Santo Padre introdurrà “Volti dei Vangeli” con queste parole: «Se tu non hai contatto con il Cristo vivo, quello del Vangelo, sicuramente avrai contatto con le idee, o con le ideologie sul Vangelo». Che preoccupazione ha il Santo Padre, rispetto alle “ideologie” sul Vangelo?

B: «Le ideologie ingabbiano sempre la vita. Anche le ideologie “cattoliche”. Può sembrare paradossale ma a volte i cristiani, concentrati su mille altre cose, tutte importanti, dimenticano il punto sorgivo della loro fede. “Ciò che abbiamo di più caro nel cristianesimo” diceva lo scrittore russo Vladimir Solov’ev “è Cristo stesso”. A volte sono proprio i non credenti a ricordarci il fascino del Cristo vivo dei Vangeli. Basti pensare a Pasolini e al suo film stupendo sul Vangelo secondo Matteo».
T: «C’è il rischio di perdere di vista che la fede cristiana è l’incontro con una persona, non con una costruzione teorica o con una ideologia. Si rimane affascinati da una persona, non da un’analisi. Tutti gli incontri di Gesù nel Vangelo sono un’opera d’arte per il modo con Cristo, con i suoi gesti e le sue parole, capovolge la mentalità, anche religiosa, e le tradizioni umane per richiamare al cuore della fede. Ed è sorprendente vedere come Gesù ribalti qualunque categoria umana per mostrare la logica di Dio, che è misericordia».

L’arte ci dà la possibilità di immedesimarci con gli episodi e i protagonisti del Vangelo. La fede è dunque un percorso dello sguardo?

T: «Certo, anche se va chiarito che questo non è un programma di arte. Il Papa non commenta i quadri, ma parla degli incontri di Gesù, dei personaggi e delle parabole. Le immagini aiutano a immedesimarsi con i volti dei Vangeli».
B: «Nella intervista che nello speciale di Pasqua accompagna i racconti di dieci personaggi dei Vangeli papa Francesco dice che il vedere è fondamentale nella fede. Lo stupore e il vedere. L’arte, soprattutto il meglio dell’arte medievale, ma non solo (pensiamo a certi dipinti del Caravaggio o di Rembrandt) ci aiuta a entrare nelle scene del Vangelo. L’incontro con Cristo è innanzitutto un guardare e un lasciarsi guardare da Lui. Lasciarsi attrarre da Lui… ma questa attrattiva, dice ancora il Papa, è una grazia, un dono, e quindi non può essere né pretesa né imposta».

Com’è nata la collaborazione con Roberto Benigni, che “aprirà” la serata con un suo contributo dedicato al volto gioioso di Gesù nel giorno della Pasqua di Resurrezione?

T: «Ho ancora in mente la bellezza del suo intervento alla presentazione del libro “Il nome di Dio è misericordia”, nel 2016… il suo parlare della misericordia e del magistero di papa Francesco».
B: «Siamo stati colpiti da diversi suoi commenti in tv, davvero significativi, su alcune pagine del Vangelo. Abbiamo provato a chiedergli una breve introduzione, senza forzarlo in alcun modo, senza chiamare in causa il Papa. Ha accettato, e ci dicono che sia entusiasta di dare un suo contributo. Ovviamente non sappiamo cosa si inventerà. Ma siamo certi che sarà una cosa bella».

Andrea Antonuccio

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