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L’attimo fuggente

“Il mondo a 13 anni” di Sara Piscopello

Ho pensato di scrivere, per la prima volta, una recensione su una grande opera cinematografica, vista con gli occhi e l’anima di una adolescente, per non dimenticare che i grandi uomini si formano a scuola e che tutti noi abbiamo delle doti e delle caratteristiche personali da fare emergere.

“L’attimo fuggente” film del 1989 diretto da Peter Weir e con protagonista Robin Williams. Il titolo originale era “Dead poets society”. Il film l’Attimo Fuggente narra le vicende che si svolgono in un rinomato college, alla fine degli Anni 50, un istituto impostato su regole rigide e vecchie tradizioni, che vengono sconvolte, come le vite dei suoi alunni, dall’arrivo di un professore di lettere, John Keating.

Keating instaura un rapporto di fiducia e dialogo con i ragazzi: il suo fine è portarli ad amare la vita e a fare le cose con passione, andando anche contro rigide istruzioni. I ragazzi si appassionano a quello che trasmette con le sue poesie, con i suoi racconti e con la forza che trasmette ad ognuno di loro. Uno degli studenti Charlie Dalton rifonda la ormai dimenticata “Setta dei poeti estinti”, che lo stesso professore aveva fondato da giovane studente.

Nei loro incontri essi possono così scrivere le loro emozioni e trasformarle in poesie, leggere autori e scambiare opinioni. Tra di loro spicca la figura di Neill, ragazzo appassionato al teatro che vive sotto il completo controllo del padre il quale vuole fare di lui un uomo di carriera obbligandolo a seguire i suoi voleri, senza ascoltare i desideri e le ambizioni del figlio. I ragazzi trovano nel professore la realizzazione di sogni e progetti, il coraggio di opporsi a regole assurde e di lottare per poter esprimere le proprie caratteristiche e le loro doti personali. Anche i più timidi, come Todd Anderson, si interessano ai grandi poeti e per loro la scuola diventa un luogo di valore e di crescita.

La grandiosità di questo film è la possibilità di adattarlo a qualsiasi epoca ma di rimanere sempre attuale. La lotta generazionale, l’incomprensione degli adulti nei confronti dei desideri e sogni di giovani ragazzi è, infatti, sempre presente in tutte le epoche. Il personaggio di Keating è superlativo, un professore che vuole trasmettere cultura, ma senza uccidere i sogni, che vuole portare alla conoscenza del sapere, senza soffocare i ragazzi, ma rendendo interessanti anche le cose più difficili. Il film è coinvolgente, soprattutto per una ragazza della mia età che si trova al bivio di scelte scolastiche e di passioni, non sempre comprese. È un film intenso, ma leggero, facile da vedere, ma che ti arricchisce di emozioni e di domande, in certi momenti ironico e divertente, in altri drammatico e pungente con le sue verità.

La visione del film mi ha catturato anche perché l’autore, il regista e gli attori sono riusciti a descrivere i caratteri dei singoli personaggi con le loro caratteristiche, dai più intraprendenti ai più timidi, tanto da farmi pensare a chi dei miei amici e compagni di scuola potessero essere paragonati se nella mia classe si svolgesse L’Attimo Fuggente. Ogni frase, ogni tratto di lettura, ogni riferimento che il professore fa, è intenso, ma le parole finali di una frase che termina con “…per non scoprire in punto di morte che non ero vissuto” mi hanno portato a riflettere; anch’io vivo nella paura di non riuscire a vivere al meglio facendo quello che amo e che vorrei per il mio futuro e non vorrei mai doversi accorgere che è troppo tardi per realizzarlo.

Carpe Diem, dovrebbe essere la prima parola che ti viene insegnata a scuola come nella vita, perché il seguire troppe convenzioni o i desideri altrui, porta alla morte dello spirito e a guardarsi indietro e vedere solo rimpianti.

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