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Addio all’Orshop

“La testa e la pancia” di Silvio Bolloli

Nel tumulto di voci che si stanno susseguendo circa il destino dei Grigi, la effettiva volontà di patron Di Masi di cedere, piuttosto che la suggestiva ipotesi del bluff per attirare l’attenzione della piazza sulla sua indispensabilità, un segnale, certamente poco incoraggiante, è giunto. È infatti nota a tutti l’attenzione assoluta dedicata dal presidente alle questioni di merchandising, anzitutto per formazione familiare ma certamente anche nel solco d’una mentalità più moderna e accattivante che, da queste parti, mai s’era mai vista.

Diciamolo pure: i molteplici tentativi di avvicinare la squadra alla comunità sono stati importanti e senza precedenti e penso pure abbiano colto nel segno più di quanto non si fosse percepito.
Ovunque, ad Alessandria, in questi anni, sono circolanti bracciali e tazze, orologi e magliette passando dai peluche per i più piccoli fino alla camicia o alla cravatta che, negli ultimi tempi, sono diventate quasi un must a livello di dono per presidenti o direttori generali al momento del passaggio delle consegne (del resto io stesso, solo pochi giorni fa, in ufficio giudiziario torinese, mi sono imbattuto in un signore che dei Grigi non sapeva nulla epperò portava al polso un bracciale dell’Alessandria).

Ebbene sì, è anche da certi dettagli che si notano l’attenzione di una società sportiva rispetto alla gente e il desiderio di far breccia ricordando la presenza di un sodalizio che da centodieci anni è parte integrante del tessuto della nostra paludosa terra. Ecco perché la chiusura dell’“Orshop” non è stata un bel segnale rispetto alle future prospettive dell’uomo che ci ha riportati in Serie B dopo mezzo secolo.

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