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Antonìn Dvoràk

“La Voce delle note” di Giacomo Lucato

10 giugno 1893. Spillville, Stati Uniti d’America. A pochi giorni dall’inizio di una lunga e rigenerante vacanza per prendere le distanze dalla frenesia della vita newyorkese, un uomo firma la sua ultima partitura: «Grazie a Dio. Sono soddisfatto: è stato veloce»si legge sul manoscritto della partitura del quartetto. Dalla gioia creativa di Antonìn Dvoràk (1841-1904), compositore ceco tardo romantico, nasce uno dei quartetti d’archi più famosi della storia della musica, “L’Americano”.

Una partitura impetuosa come un fiume

Ascoltare la musica di Dvoràk è come essere spinti un po’ controvoglia in mezzo alla pista da ballo di un paesino in festa, durante una di quelle notti che animano la campagna contadina per celebrare il santo patrono o la fine della stagione del raccolto. È una musica che si apre e si chiude senza presentazioni né saluti, un ritmo che ti travolge dall’inizio alla fine, animato da una forza primitiva che richiama la corrente inesorabile del fiume Moldava, cuore pulsante della regione di cui Dvoràk è inconfondibilmente figlio: l’antica Boemia, allora periferia dell’Impero Asburgico.
Questo compositore scrive nutrendosi dei ritmi e delle melodie del folklore europeo, slavo e americano, cercando di mantenere l’integrità di quelle idee musicali all’interno di una struttura formale classica che deriva direttamente dai modelli della tradizione germanica. Dvoràk evita che la tecnica compositiva d’elaborazione del materiale tematico, resa gloriosa da Beethoven e Brahms, comprometta la completezza poetica dell’immaginazione popolare, donandole un fascino nostalgico che la fa risuonare come richiamo di un mondo originario e genuino. “L’Americano” si staglia sulla produzione del compositore come uno degli esempi più riusciti di questa sua capacità.

L’ispirazione di Spillville e la nascita del quartetto op. 96 n. 12

Nell’anno precedente alla stesura del quartetto, Dvoràk approda negli Stati Uniti come nuovo direttore del Conservatorio Nazionale di New York: catapultato nella quotidianità della frenetica città statunitense, la sua esistenza cambia radicalmente, sia dal punto di vista economico sia da quello dello stile di vita. Frastornato dallo spostamento, trova in Spillville il luogo sicuro dove passare la pausa estiva, circondato da una comunità locale di immigrati boemi che in qualche modo allevia il pensiero e la nostalgia della lontananza da casa, trasformando questa mancanza affettiva in sana malinconia, terreno fertile per la nascita dell’opera.

Il quartetto op. 96 n. 12 in fa maggiore esprime a pieno la sensazione di rilassamento e spensieratezza sperimentata da Dvoràk in quei primi giorni di stacco. Il compositore ceco scrive in preda all’euforia, mentre gli frullano in testa canzoni afro-americane, piccoli temi tratti dalla cultura nativa o cellule ritmiche di provenienza irlandese. Prende ispirazione anche dal paesaggio che lo circonda nel suo “buen retiro”: dalle ferrovie che a perdita a d’occhio iniziavano ad attraversare quelle lande sconfinate e dal cinguettio degli uccellini che lo accompagnavano quotidianamente durante il lavoro. In meno di quindici giorni riesce a concludere la composizione, meravigliandosi lui stesso della sicurezza e della velocità della sua penna. Ma nell’accennare brevemente alle motivazioni che hanno definito la nascita di questo brano, lui stesso svela il segreto di tanta velocità in una lettera ad un amico: «[..] volevo scrivere qualcosa che fosse molto piacevole melodicamente e diretto all’ascolto, allora il caro Papà Haydn ha iniziato a mostrarmisi davanti agli occhi: ecco perché tutto si è rivelato così facile. Ed è un bene sia stato così!».

Alcuni consigli di ascolto

Suonare l’Americano è un divertimento unico, nonostante gestire contemporaneamente tenacia ritmica e lirismo romantico mettano a dura prova le capacità tecniche dell’esecutore, che deve dimostrare assoluto controllo dell’arco nel saltare continuamente dall’uno all’aspetto. Questa è la sfida estiva che dovrò affrontare con il mio quartetto, il Quartetto Goldberg, in due bellissimi concerti organizzati da Comitato Amur e Le Dimore del Quartetto, il 4 luglio a Villa Pulejo (ME) e il 27 luglio a Palazzo Boncompagni (BO).

Consigli di ascolto

Sperando di incontrarvi ad uno di questi appuntamenti, vi lascio con una suggestiva registrazione del brano da parte dell’Emerson String Quartet:

Allegro ma non troppo – https://youtu.be/BYdZvzxs5o0, Lento – https://youtu.be/Vt9xTOZ4DbQ

Molto vivace – https://youtu.be/qk3Ct7UTxHg, Finale (vivace non troppo) – https://youtu.be/mipvIUwUMLg

Link concerti:

https://www.comitatoamur.it/event/quartetto-goldberg-villa-pulejo-messina-musica-con-vista-2022/

https://www.musicaconvista.it/event/quartetto-goldberg-palazzo-boncompagni-bologna-musica-con-vista-2022/

Giacomo Lucato

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