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Anna Castellini e la sua vita lontano dal Santa Chiara

Collegio Santa Chiara

Anna Castellini (nella foto ), 22 anni, ha vissuto per tre anni al Santa Chiara: le abbiamo chiesto come sta oggi e cosa si porta dietro di quel felice periodo.

Anna, cosa fai nella vita adesso che non sei più ad Alessandria?

«Mi sono laureata in Scienze biologiche e sono tornata a casa dai miei, a Brescia. A ottobre il mio piano è quello di iscrivermi alla specialistica a Milano».

Cosa ti manca di più, se ripensi al periodo in cui hai vissuto al Santa Chiara?

«Probabilmente l’indipendenza. A casa con i miei genitori sono fortunata perché ho chi mi cucina, lava e stira tutti i giorni: avere una routine dettata da me stessa però era davvero impagabile. Quando sento i ragazzi che ancora vivono lì, come Erika (Moscato: i lettori di Voce si ricorderanno la sua laurea ai tempi della zona rossa, ndr) e che mi raccontato di quando cucinano insieme o fanno festa, penso che sarebbe bello essere ancora lì, con loro. A volte torno a trovarli, magari in occasione delle varie lauree: alcuni dei miei migliori amici abitano attualmente al Collegio Santa Chiara. Nei tre anni in cui ho vissuto ad Alessandria, ho trovato persone con cui è proprio nato un legame profondo, che continua ancora oggi: alcuni di loro recentemente dalla Sicilia mi sono venuti a trovare a Brescia».

Che cosa ti porti nella vita di tutti i giorni di quello che hai imparato al Santa Chiara?

«L’aver imparato a non focalizzarmi solo su me stessa. Vivere con la mia compagna di stanza, fare colazione, pranzo e cena sempre insieme a tante altre persone e tutte le altre infinite occasioni di convivenza “forzata” mi hanno insegnato a vedere anche la posizione dell’altro, a capire che quello che poteva essere normale per me non lo era per altri. Anche vivere con degli studenti Erasmus mi ha aiutato a confrontarmi con altre realtà, a farmi crescere e ad aprire la mente. Ora mi è chiaro che la mia quotidianità è quella di Brescia, ma non è quella di tutto il mondo. Ho davvero capito tante cose su me stessa, confrontandomi con i miei coetanei che provenivano da ogni parte d’Italia».

La ricetta della torta alle pesche di nonna di Luisa

Durante la sessione estiva di esami, gli studenti hanno bisogno di motivazione intrinseca, concentrazione ma anche qualche coccola. Una torta fatta in casa (magari accompagnata con del gelato) risponde perfettamente a questa esigenza di tenerezza. Ci siamo fatti dare la ricetta da Anna Castellini: «Si tratta di una ricetta tramandata dalla nonna di un’amica di mia mamma, la Luisa del titolo. Mi ricorda la mia infanzia, mi scalda il cuore e soprattutto è deliziosa. Quando vivevo al Collegio Santa Chiara la portavo ai miei amici: riscuoteva sempre un grande successo».

Ingredienti:
300 g di farina 00 classica;
200 g di burro a temperatura ambiente;
100 g di zucchero;
1 tuorlo di uovo;
pesche sciroppate (una lattina);
due cucchiai di marmellata di pesche,
zucchero a velo per guarnire.

Procedimento. «Unite tutti gli ingredienti (farina, burro precedentemente fatto a pezzettini, zucchero e tuorlo) in una ciotola e lavorateli fino ad ottenere un composto uniforme: potete aiutarvi con un robot da cucina o amalgamare il tutto a mano: formate così una sorta di “palla” compatta. Dividete quindi il composto in tre parti. Prendete i due terzi, stendeteli con un mattarello e adagiateli su una tortiera apribile (mia mamma usa quella da 24 cm). Fate aderire la pasta frolla alla base della tortiera e create con le mani un piccolo bordo. Prendete due cucchiai di marmellata (diluita con un cucchiaino di acqua) e coprite la superficie della tortiera. Sgocciolate bene le pesche sciroppate e adagiatele sulla tortiera, coprendo tutta la superficie (ne serviranno circa 8). Stendete il restante impasto, un terzo, su un foglio di carta da forno e ribaltatelo delicatamente sulla tortiera: staccatelo dal foglio della carta di forno una volta che si è perfettamente adagiato sopra. Per facilitare questa operazione, si può far raffreddare e solidificare l’impasto steso in frigo prima di posizionarlo a copertura della torta. Infornate a 180 gradi per 2 ore nel forno statico (preriscaldato). Una volta trascorso il tempo necessario, tirate fuori la torta e spolveratela di zucchero a velo. Una variante gourmet può essere quella di impreziosire con qualche goccia di cioccolato».

I Pitoni fritti messinesi

La seconda ricetta di oggi ci arriva da Andrea Calabrese, studente di giurisprudenza trasferitosi da Messina al Santa Chiara, che abbiamo già intervistato su Voce a proposito della sua esperienza di crescita all’interno del Collegio, grazie al supporto dei compagni e degli incontri comunitari.

«Ho imparato a cucinare qui, ad Alessandria, grazie all’aiuto dei ragazzi del Collegio. Sono partito mangiando pasta al sugo tutti i giorni, ma pian piano ho imparato a spaziare: ora so fare torte salate, so prepararmi i gamberetti, sto perfezionando addirittura la preparazione dei pancake (sorride). Oggi voglio proporvi però una ricetta della tradizione, quella dei Pitoni fritti messinesi. Ci sono molto affezionato perché mi ricorda quando, sin da piccolo, assistevo mia mamma e mia nonna mentre li preparavano».

Ingredienti per l’involucro
1 kg farina 00
1 g di lievito di birra
15 g di zucchero
Mezzo litro d’acqua a temperatura ambiente
25 g di sale
15 g di olio d’oliva
Per il ripieno
500 g scarola (indivia)
acciughe sott’olio
formaggio tuma o pepato fresco
sale e pepe
olio d’oliva

Procedimento. Impastate tutti gli ingredienti per l’involucro e fateli lievitare 8/10 ore fuori dal frigo. Create poi con le mani delle palline di 145 g l’una e stendetele una a una su un tavolo da lavoro. Adagiate quindi al centro il ripieno e richiudetele delicatamente, formando delle piccole mezzelune. Friggete ogni pitone in una padella per pochi secondi per lato: depositatelo su una carta assorbente per eliminare l’olio in eccesso e servite in tavola!

Zelia Pastore

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