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I festeggiamenti per San Bruno

Solero

È stato presentato lo scorso 16 dicembre il tradizionale Calendario della parrocchia di Solero, che per il 2023 è dedicato alla storia di San Bruno. Ogni mese, con taglio divulgativo, l’autore Gian Piero Pagano propone al lettore un momento della vita del santo, corredato da alcune immagini. Il 2023, infatti, segna i 900 anni dalla morte di San Bruno da Solero, canonizzato nel 1183 da Papa Lucio III e ricordato come Dottore eucaristico. Patrono dei Comuni di Segni e di Solero, è venerato principalmente nelle diocesi di Alessandria, Asti, Montecassino e Segni. La diocesi di Alessandria e il Comune di Solero, per promuovere le celebrazioni e gli eventi per approfondire la figura e l’opera del santo, hanno costituito un Comitato d’onore e un Comitato operativo. Il Comitato d’onore è presieduto dal Vescovo di Alessandria, monsignor Guido Gallese, e dal Sindaco di Solero, l’ingegner Gianni Ercole, ed è composto da rappresentanti religiosi e civili delle comunità dove san Bruno ha vissuto. Il Comitato operativo è coordinato dal Parroco di Solero don Mario Bianchi. Ed è proprio a quest’ultimo che chiediamo di raccontarci gli eventi in programma per questo IX Centenario, che si articolano in tre filoni (celebrazioni e pellegrinaggi; cultura, scuola e storia; arte e musica) e iniziano domenica 22 gennaio, domenica della Parola.

Don Mario, perché il 22 gennaio?

«In questa data ricorre per il quarto anno la Domenica della Parola di Dio, istituita da papa Francesco. È stata scelta per creare un legame tra San Bruno, esegeta e commentatore della Sacra Scrittura, considerato il più grande dell’XI secolo, e l’attuale vita e missione della nostra Chiesa. San Bruno è stato un maestro dell’ascolto orante della Parola, del suo studio e accoglienza nella vita personale e comunitaria: in continuità con il cammino della riscoperta della Lectio divina avviato nella nostra diocesi, questo anno potrebbe essere l’occasione di scoprire come Bruno accoglieva nel suo tempo l’attualità della Parola di Dio. E di conseguenza conoscendo questo testimone della fede possiamo esser aiutati ad apprezzare la Parola di Dio come lampada per i nostri passi».

Che cosa ci può insegnare oggi il santo di Solero?

«Ci può indicare tre priorità, riassunte in tre oggetti, raffigurati nel simulacro del Santo, conservato nella parrocchiale di Solero: il libro, il pastorale e l’ostia. La prima priorità è, come accennavo, l’approfondimento e l’ascolto della Parola, sulle tracce di maestri e studiosi, che come Bruno, siano guide sagge nella scoperta della Parola. La seconda, rappresentata dal bastone pastorale: l’essere pastore per Bruno è stato legame continuo con le persone, per annunciare, vivere e servire in Cristo; con questo stile ha costruito, anche soffrendo, la comunità e la libertà della Chiesa. La terza priorità, rappresentata dall’ostia è il senso vero dell’Eucaristia. Lui è stato impegnato contro Berengario, che negava la presenza reale di Cristo nell’Eucaristia; questo ci chiede di approfondire il dono della Pasqua di Cristo celebrata per edificare la Chiesa».

Come ha difeso la libertà della Chiesa?

«Nel 1082 San Bruno è stato imprigionato per tre mesi dal conte Ainulfo di Segni nel castello di Vicoli con una motivazione pretestuosa, in realtà per ragioni politiche in quanto la posizione di Bruno, fedele al Papa, contrastava con quella di Ainulfo, fedele all’Imperatore Enrico IV. Bruno era impegnato nella riforma che papa Gregorio VII stava portando avanti. E proprio per questo, due anni prima, papa Gregorio VII era dovuto fuggire da Roma, assediata dall’Imperatore Enrico IV, morendo poi in esilio a Salerno nel 1085. San Bruno difendeva le prerogative del papato nella nomina dei Vescovi, e in generale la libertà nel governo della Chiesa».

Oggi che cosa ci potrebbe dire questo santo così combattivo?

«Tra i tanti spunti che proprio questo Centenario potrebbe suscitare in noi potrebbe per esempio indicarci una strada per essere più aderenti alla logica del Vangelo nel mondo di oggi declinando la “difesa della libertà” di Bruno nella comunità dei credenti e nel mondo: libertà di vivere la fede, libertà educativa, libertà da ogni forma di male che opprime l’uomo. Penso anche ai Paesi in cui i cristiani sono perseguitati: leggevo poco fa di 360 milioni di cristiani che nel mondo vengono perseguitati, imprigionati o emarginati a causa dell’adesione a Cristo…».

Per te che significato ha festeggiare San Bruno?

«Innanzitutto è un motivo di sorpresa e gratitudine. Quando sono arrivato a Solero, non sapevo bene chi fosse San Bruno, e quindi ho pian piano conosciuto e amato una figura così ricca di storia, di valore e di fede, fino ad allora per me poco conosciuto. E anche la “sensazione” di una chiamata ad una responsabilità: quella di dare al Santo il risalto che merita, dare a San Bruno la possibilità di parlarci ancora, arricchire la nostra vita di fede, o anche semplicemente, per chi non crede, la propria cultura; lo vivo anche un po’ come essere al servizio di Bruno. Perché penso che facendo il suo “interesse”, faccio del bene a me stesso e alla Chiesa».

Andrea Antonuccio

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