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Addio a Franco Coscia

Lettere in redazione

Ho conosciuto Franco Coscia quando non potevo ancora iscrivermi al sindacato.
Giovane laureata, frequentavo già la Cisl perché collaboravo con il Centro di cultura dell’Università Cattolica, un’associazione culturale che con il sindacato aveva rapporti, e il suo sorriso, insieme alla sua sigaretta, erano sempre presenti, anche la domenica mattina, nel piccolo ufficio in fondo al primo corridoio della sede allora collocata di fronte alla Cattedrale della nostra città.
Franco era capace di scelte coraggiose e sapeva proporle con determinazione, comunicando quella fiducia nel futuro che non gli è mai mancata.
Sapeva trarre il meglio dalle persone, percepiva i bisogni e le aspirazioni e nel sindacato, anche coloro che avevano idee differenti dalle sue, non erano mai nemici, mai soggetti da distruggere o allontanare, ma soggetti coi quali aprire un dialogo costruttivo.
Ricordo quando mi fece la proposta di insegnare nella formazione professionale, allo Ial della sua Tortona. A mia insaputa (e l’espressione in questo caso corrisponde alla realtà), mi “scoprì” e mi fece la proposta di diventare docente. Era un’esperienza di frontiera, che poi sarebbe stata fondamentale nella mia formazione, ma la mia scelta fu influenzata dal suo entusiasmo, dalla sua capacità di presentare quel momento formativo come importante per il futuro della società, come un bisogno al quale non si poteva dire di no e che rispondeva ai miei interessi e ai miei progetti.
Due erano, credo, le convinzioni sulle quali ha basato tutta la sua esperienza professionale e di vita. La prima, che l’indipendenza è una necessità peculiare del sindacato, che gli permette di rimanere sempre autonomo rispetto alle forze politiche, per consentirgli quella libertà di contrattazione che è la sua forza. La seconda, che la formazione è diritto e dovere e non si può mai considerare completata, deve accompagnare tutti i momenti della vita e anche il sindacato deve offrire occasioni perché questo impegno possa essere mantenuto da tutti.
La sua fede cristiana e cattolica non era mai ostentata, ma si rifletteva nei comportamenti, nell’attenzione alle persone, considerate nella loro interezza. Franco non era mai invadente, ma sapeva leggere il disagio e le incertezze e si faceva prossimo con discrezione e intelligenza.
La Cisl di Alessandria ha avuto con Franco Coscia la possibilità di crescere e di qualificarsi, come ha ricordato nei giorni scorsi il segretario provinciale Marco Ciani, ma soprattutto siamo in molti, ancora oggi, a essergli grati per quanto ha dato a ciascuno.
Il grazie al Signore, che tutto dona, si fa preghiera anche per la sua famiglia, per la moglie che lo attende presso il Padre e per le sue figlie tanto amate.

Barbara Viscardi

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