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«Ma se il nonno è andato in cielo…»

Rispondono le Figlie di San Giuseppe di Genova

«Ma se il nonno è andato in Cielo, quando possiamo rivederlo?» In questo periodo di emergenza Covid-19 (ma purtroppo ricordiamo che continuano ad esistere anche le altre malattie) tante famiglie hanno vissuto la dolorosa esperienza della perdita. Che cosa dire ai bambini che esigono giustamente spiegazioni alle loro figure di riferimento? Provate a introdurre il concetto della perdita riferendovi alla vita che continua nel regno dei cieli, ad esempio così: «Il nonno ha finito di vivere su questa terra, ora vive in Paradiso con Gesù». I bambini possono essere sollevati dal fatto che il nonno o la nonna ora stanno bene, ma si chiedono come possa proseguire in qualche modo il rapporto con loro. Abbiamo chiesto consiglio alla congregazione religiosa delle Figlie di San Giuseppe di Genova, che gestiscono anche un asilo e una scuola elementare.

«In questi casi spiegate molto concretamente come cambia il rapporto quotidiano e come si può usare l’intercessione di Gesù». Un esempio di frase che si può dire loro è questa: «Non possiamo vederlo o abbracciarlo, ma possiamo pregare e dire alla Madonna le cose che deve dire al nonno da parte nostra».

Un’altra questione che possono porre i bambini riguarda la possibilità di rivedere i nonni: «Quando possiamo riabbracciarli? Quando possiamo andare in Paradiso a salutarli? Non possiamo salire in cielo per cinque minuti?». In questi casi cosa rispondere? «Bisogna rassicurare il bambino sul fatto che certamente ci rivedremo e staremo di nuovo insieme, ma spieghiamo loro che questo non può avvenire nell’immediato. Proviamo a dare loro dei riferimenti temporali “lontani” in modo che li possano capire».

Un modo per far comprendere loro questo concetto potrebbe quindi essere il seguente: «Quando saremo, molto molto anziani potremo andare anche noi, tra tantissimo tempo (quando avremo i capelli bianchi, per esempio)». Come immaginarsi il Paradiso? «Cerchiamo di dare dei riferimenti comprensibili a una mente infantile, ad esempio possiamo dire che si trova «molto, molto in alto». Possiamo anche chiedere a loro come se lo immaginano e farglielo disegnare, lasciandoli liberi di esprimersi».

Un punto da non sottovalutare è quello di non negare la comprensibile malinconia e soprattutto non reprimere i sentimenti del bambino (e nemmeno quelli dell’adulto). Verbalizzateli e accompagnateli con dei gesti di conforto: «È normale che il nonno ti manchi, anche io sono un po’ triste. Ti capisco e adesso ti abbraccio forte. Così va un po’ meglio?».

Zelia Pastore

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