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Duomo di Valenza 4.00 – Quattrocento anni di fede e bellezza

Monsignor Massimo, perché un Duomo a Valenza?
«Nella nostra bella Italia ogni chiesa è testimone della storia di una comunità locale che ha saputo lasciare segno di sé attraverso splendidi monumenti, spesso edificati col concorso di tutto il popolo. Ogni cittadina comprende l’importanza della sua chiesa madre poiché rappresenta la lunga radice del suo percorso sociale, espressivo di quei grandi valori cristiani che hanno saputo animare una storia di civiltà e civica solidarietà, ancora adesso tipica della nostra realtà nazionale. Valenza ha il Duomo: è perciò a tutti gli effetti una città, che giustamente deve essere fiera della sua lunga storia che nasce dalla cura pastorale del Vescovo S. Massimo agli albori dell’evo cristiano. La sua collocazione alle porte del Monferrato e sovrastante la pianura padana l’ha resa contesa dalle varie forze belliche che la travagliata storia delle nostre terre ha subìto di fatto sino all’epoca Napoleonica, quando è stata distrutta definitivamente la sua identità medioevale abbattendo le mura, i bastioni e diverse chiese e edifici».

Invece qual è il presente del Duomo?
«Oggi, a maggior ragione, la nostra “Insigne Collegiata di S. Maria Maggiore” costituisce il più significativo monumento della città e testimone della sua storia. Valenza oggi è all’onore del mondo per l’arte della gioielleria e ha bisogno che il Duomo risplenda con altrettanta cura e bellezza per rappresentare nella sua magnificenza ciò che in città si produce con altrettanta sapienza e maestria nei suoi laboratori. E quanto mai oggi è cresciuta la consapevolezza che arte e turismo sottendono sempre la qualità di un marchio che coincide con l’identità stessa della realtà locale».

Parliamo del restauro.
«Il 20 ottobre del 1619 il prevosto Bartolomeo Bocca poneva sul sedime del precedente edificio medioevale la prima pietra dell’attuale duomo e il nove dicembre del 1622 verrà celebrata la prima officiatura con la sua benedizione. Quattrocento anni dunque di storia e fede che chiede a tutti noi un impegno affinché il maestoso edificio torni al suo originario splendore. Già qualche anima generosa ha permesso il restauro dei due altari a fondo dei bracci del transetto e la loro bellezza ci permette di intuire quali altri tesori d’arte il nostro Duomo conservi quale scrigno unico e prezioso. Sarebbe bello che coloro che hanno reso Valenza la patria dell’oreficeria ponessero in questo monumentale gioiello un segno imperituro della loro generosità. In tal senso questa pubblicazione vuole rappresentare un’ipotesi conservativa dell’intero edificio, non certamente un vero e proprio progetto di fattibilità, che si dovrà redigere attraverso competenti maestranze sotto la guida degli Uffici preposti, ma piuttosto uno strumento informativo per potersi sentire parte di questo grande restauro, ipotizzando un personale contributo economico
e magari poter scegliere quale precisa opera voler sponsorizzare. Le modalità e la forma potranno essere liberamente concordate. Sarebbe veramente bello che nei prossimi quattro anni (2019 – 2022), restaurando il Duomo si potesse si potesse rinnovare lo splendore di quattrocento anni di fede e bellezza».

Il quattrocentenario non sarà solo un momento di valorizzazione dei beni culturali…
«Sì, il quattrocentenario non è solo un momento per valorizzare l’aspetto artistico e monumentale “dell’edificio duomo”, ma vuole essere anche una grande festa della comunità ecclesiale che riconoscendosi in un’antica storia vive la testimonianza nel presente del suo essere chiesa. L’attenzione verso gli ultimi, così accoratamente proposta da papa Francesco, era giusto che si concretizzasse, a maggior ragione in questo momento celebrativo, con un’opera di carità».

In che cosa consisterà questo progetto?
«Il progetto “Canonica amica” (vedi articolo nella pagina seguente) infatti desidera proporre l’ospitalità e l’accompagnamento come sostegno alla vita quotidiana alle persone anziane autosufficienti e parzialmente indigenti. Un’opportunità preziosa per quelle persone che godono di una pensione minima e non hanno la casa in proprietà e che soffrono difficoltà economiche non potendo contemporaneamente pagare un affitto e sostenersi. L’edificio della canonica, pensato con lungimiranza dal mio predecessore, l’amato don Luigi Frascarolo, già prevedeva l’ospitalità di una decina di sacerdoti che condividessero un’unica abitazione al servizio dell’intera Valenza. Non essendo più percorribile questa ipotesi era giusto riconvertire la struttura a un uso sociale. Se gli enti sponsor confermeranno la loro disponibilità entro l’autunno la struttura potrebbe diventare operativa».

Alessandro Venticinque

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