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In cammino verso l’unità

Una riflessione della pastora valdo-metodista Lucilla Peyrot

Si apre anche quest’anno la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Le chiese cristiane sono invitate per le celebrazioni a seguire i passi biblici e liturgici preparati ecumenicamente da gruppi misti a cui partecipano pastori e teologi protestanti, cattolici ed ortodossi. Quest’anno metteremo a frutto il lavoro dei fratelli e sorelle cristiani di Germania, nell’anno che celebra i 500 anni della Riforma. Il tema è “l’amore di Cristo ci spinge verso la riconciliazione” (2 Ep. ai Corinzi 5: 18). Forse molti interpretano la Riforma protestante solo come un doloroso evento che segnò la frattura e la separazione dei cristiani in occidente, e nei secoli passati molti eventi storici e reciproche condanne ebbero luogo.

Tuttavia l’intenzione che animò Martin Lutero nel pubblicare le 95 Tesi il 31 ottobre del 1517 non mirava affatto ad una rottura nella Chiesa e alla nascita di una Chiesa diversa da quella cattolica. Le affermazioni e le molte domande aperte poste dalle Tesi volevano riportare l’attenzione dei credenti su Gesù Cristo come unica via di salvezza, togliendo alla pratica delle indulgenze il ruolo preponderante che avevano assunto. Lutero è portavoce nel 1517 della ricerca della verità di Cristo e della Parola di Dio, che a parere suo e di molti cristiani dell’epoca erano state messe in ombra. Lutero era un monaco, professore di Teologia presso l’università di Wittemberg.

Le sue Tesi sono in latino, nate nell’insegnamento e nel dialogo con gli studenti e destinate inizialmente a chi leggeva il latino e possedeva gli strumenti culturali per ragionare biblicamente e teologicamente. Ma il successo delle idee di Lutero fu eccezionale, poiché rispondeva alla ricerca non solo dei teologi, ma anche degli umanisti, dei borghesi ed infine del popolo tedesco, desideroso di una chiesa più vicina allo stile di vita evangelico. Lutero molto presto prese coscienza che alcune delle sue critiche e proposte in realtà riprendevano il pensiero, la fede e la pratica dei movimenti che avevano cercato a partire dalla fine del medioevo di vivere la fede in modo più aderente all’Evangelo, in particolare i valdesi e gli hussiti di Boemia. Inizialmente diffidente nei riguardi di questi precursori, già nel 1519 a seguito della Disputa di Lipsia nella quale Lutero fu accusato di nutrire idee eretiche già condannate un secolo prima al Concilio di Costanza col rogo di Jan Huss, riconobbe scrivendo all’amico Spalatino, sorpreso e improvvisamente consapevole che “Siamo tutti hussiti senza saperlo! anche San Paolo ed Agostino!”.

La Riforma inizia quindi come riscoperta dell’amore di Cristo che si dona per noi, e con un sincero desiderio di riformare la Chiesa. Il dialogo fra le chiese cristiane nel territorio di Alessandria ed Asti non conosce in questo periodo né particolari fervori né contrasti e si dialoga fraternamente in occasione dei diversi incontri. Inoltre su proposte concrete e chiare, ricercando i temi condivisi, le chiese valdo-metodiste hanno ristabilito anche i contatti con alcune chiese evangeliche, non appartenenti al protestantesimo storico, della città e del territorio. Anche queste chiese nacquero per riformare, per risvegliare il protestantesimo, quando pareva spiritualmente assopito, irrigidito nei dogmi protestanti, a volte troppo conformista rispetto alle istituzioni terrene, insensibile all’appello alla conversione, all’opera dello Spirito e alla necessità che “Ecclesia semper reformanda” (la Chiesa non deve mai cessare di lasciarsi trasformare dalla Parola di Dio, uno dei principi della Riforma protestante).

Il dialogo ecumenico pluridecennale permette oggi alla Chiesa cattolica romana, alle Chiese ortodosse e alle Chiese del protestantesimo storico di accettarsi reciprocamente senza le condanne e le asprezze del passato, e a tutti coloro che vorranno unirsi di celebrare insieme la Settimana di preghiera per l’unità ricordando l’inizio della Riforma. Ogni anno quando ci poniamo a preparare le celebrazioni della Settimana, si pone immancabilmente l’interrogativo se non potremmo fare di più, incontrarci con più frequenza durante il corso dell’anno, mettere in atto altre attività in comune, sia a livello di studio della Bibbia, sia a livello pratico, per rispondere insieme a tante necessità di aiuto di chi è nel bisogno. Noi tuttavia non viviamo la nostra fede solo in chiesa e nei momenti di culto: nella vita quotidiana possiamo concretamente manifestare il nostro impegno. Chissà se, senza calpestare l’identità e la storia di ciascuno, arriveremo un giorno a poter dire come Lutero “Siamo tutti hussiti, senza saperlo!”, cioè, siamo quello che siamo grazie alla fede bella, fondata su Cristo di ogni confessione cristiana.

Lucilla Peyrot

Pastora delle chiese metodiste
di Alessandria, Bassignana e San Marzano Oliveto

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