Ogni anno, a settembre, un amico sacerdote mi apostrofa così, tra il serio e il faceto: “E’ ricominciato l’anno sociale!”.
E’ vero, in questo periodo realmente si riparte: lo fanno le scuole, le aziende, e, guarda caso, anche le diocesi (di questo parliamo nel pezzo di apertura, assicurandovi, care lettrici e cari lettori – stavolta lo scrivo qui – che torneremo sull’argomento).
Mi sembra che a ripartire davvero siano comunque le persone. Azzarderei un ulteriore passaggio, se permettete: a ripartire sono i desideri di ognuno di noi.
Già… ma ci siamo mai chiesti che cosa desideriamo veramente?
Al proposito, ho trovato straordinario quello che mi ha raccontato un’amica alessandrina che qualche giorno fa ha partecipato,in un oratorio lombardo, a una serata denominata con una certa ironia “La cena degli sfigati”. Così la mia amica: “Mi sono trovata a mangiare con uomini e donne colpiti da mille disabilità: alcune fisiche, immediatamente visibili; altre non visibili, ma non meno pesanti”. E allora? “Quando ho sentito questi ‘sfigati’ testimoniare a tutti di come la loro vita era cambiata dopo l’incontro con Cristo, ho desiderato anch’io la stessa cosa”.
C’è qualcosa di più grande e “miracoloso” di questo?
Buona ripartenza (con desiderio) a tutti!
Andrea Antonuccio