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Diocesi di Milano: Un’esperienza lunga dieci anni.

Anna Giacobazzi e Francesco Caporali, sposati da 38 anni e responsabili della pastorale familiare della diocesi di Milano, curano gli incontri di «Acor», gruppo attivo dall’anno pastorale 2008-2009, che si rivolge a persone separate, divorziate o in nuova unione.

Ci raccontate la vostra esperienza?
«A Milano questi incontri hanno preso il via dieci anni fa per iniziativa di don Silvano Caccia, responsabile della pastorale familiare. Partiti come incontri per coppie sposate, poi si sono aperti a persone separate, divorziate o in nuova unione. La struttura si compone di una preghiera iniziale, divisione a gruppi con commento della Parola di Dio e momento di convivialità finale. Questo intervento è uguale per tutte le sette zone pastorali di Milano».

Nella diocesi di Alessandria tutto è nato dal Giubileo della Misericordia. E da voi?
«Noi abbiamo preso ispirazione da due importanti stimoli: il primo, del cardinal Carlo Maria Martini, che ha chiesto a un gruppo di sposi di intraprendere questo percorso diocesano; il secondo, una lettera destinata ai separati e divorziati del cardinal Dionigi Tettamanzi».

Lo scopo principale dei vostri incontri?
«L’obiettivo è far sentire ai separati che la Chiesa è vicina, creando una rete di amicizia tra le persone, per farle sentire meno sole in un momento così difficile della loro vita. È un cammino diocesano che non risolve i macroproblemi del matrimonio, ma cerca di sostenere le persone “dal cuore ferito” (come cita la lettera del cardinal Tettamanzi, ndr)».

Quali sono le principali cause del fallimento dei matrimoni?
«Le cause sono molte: sicuramente la difficoltà di dialogare, i ritmi di vita e per certi versi anche la mancanza di fede. Dal momento che ci sono molti che divorziano pur frequentando la parrocchia, direi che manca un cammino di fede specifico per le coppie».

Alessandro Venticinque

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