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Dall’Assemblea diocesana alla vita di tutti i giorni – Perseveranti nella frazione del pane

Relatore: Martina Poggio 28 anni, dentista. Parrocchia di Capriata d’Orba

«Come le nostre assemblee sono accoglienti, nei confronti di chi è in difficoltà? C’è attenzione in tutte le realtà, in base alla grandezza della comunità. Il Signore opera mettendoci di fronte a nuove forme di povertà, e pregando per esse preghiamo per noi. Siamo costretti a intraprendere nuovi percorsi per andare incontro all’altro».

Hai avvertito qualche difficoltà di comprensione?
«Direi di no. Abbiamo letto la parte della Lettera pastorale relativa a questo passaggio e l’abbiamo commentata. Nel tempo ci stiamo abituando a questo modo di confrontarci, cercando di andare più a fondo. Ho visto tutti molto “sul pezzo”».

Quanto è difficile per le persone raccontare la propria esperienza? E per te?
«I gruppi erano ridotti, l’ambiente era silenzioso, le persone erano a loro agio e tutti hanno raccontato la loro esperienza».

Tra le varie riflessioni che hai ascoltato, quale consiglieresti di approfondire?
«A me è piaciuto questo punto, emerso nel lavoro del gruppo: che non dobbiamo inventarci nulla, che la nostra liturgia è già molto ricca ma noi la conosciamo poco. Dovremmo lavorare sulla conoscenza profonda del senso, e spiegarlo con semplicità alla comunità perché possa gustarla meglio. Non serve tanta scenografia…».

Quali conclusioni hai tratto, dopo l’Assemblea?
«L’ho trovata molto formativa, perché partecipavano gli operatori di tutti gli ambiti. E’ importante confrontarsi, non ti senti solo: trovi tantissimi spunti da portare a casa».

Perché ti sei impegnata in questo compito?
«Mi è stato chiesto di dare la mia disponibilità, e questo mi ha fatto molto piacere».

Che cosa ti ha lasciato, umanamente?
«Mi ha dato molta carica! Si capiva che nessuno stava perdendo tempo. E poi i numeri parlano: la partecipazione è stata molto alta. È evidente che c’è bisogno di parlare e confrontarsi. Anche per capire che siamo tutti nella stessa barca».

Ritornando al tema che ti è stato affidato, come te lo senti addosso? E’ un po’ più “tua”, questa perseveranza?
«Non era la perseveranza che avrei scelto. Ma è andata bene così: ho acquisito una maggiore consapevolezza».

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