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Foto di Silvia Dalle Carbonare

Andando controcorrente – The Sun: una fede rock

Spiegare una conversione a parole non è mai semplice. E ce ne rendiamo conto quando Francesco Lorenzi, frontman della rock band cattolica “The Sun, ce la racconta emozionato al telefono. Dal 1997 Lorenzi è il cantante dei “Sun Eats Hours”, band punk di Thiene, cittadina di quasi 25 mila abitanti in provincia di Vicenza. Malgrado i buoni successi ottenuti, nel 2009 la band va in crisi e rischia di sciogliersi. Solo grazie alla conversione di Francesco (prima) e di tutta la band (poi), i “Sun Eats Hours” cambiano nome e stile musicale, dando una svolta sia alla loro vita che alla loro carriera professionale. «La nostra conversione ha richiesto grandissimi sacrifici, ci ha chiesto di partire da zero e di non avere nessuna certezza. Anche se oggi guardiamo indietro con il sorriso perché vediamo concerti, dischi venduti, pellegrinaggi e premi; prima eravamo soli e contro tutti. Ma il Signore ci ha dato la forza di continuare» ci racconta Lorenzi. I “The Sun”, formati da Francesco Lorenzi, Gianluca Menegozzo, Matteo Reghelin e Riccardo Rossi, si esibiranno l’11 agosto al Circo Massimo a Roma, quando il Papa incontrerà i giovani di tutta Italia.

Francesco, che cosa sono i “The Sun”, oggi?
«I “The Sun” sono una realtà artistica che attraverso la musica comunica una serie di valori necessari per custodire la propria vita e aprirsi a strade positive. Siamo un progetto musicale particolare e diverso».

Cosa vuol dire essere una band rock cristiana?
«Significa essere dei cristiani che suonano musica rock. Nel momento in cui viviamo un cammino di fede, questo entra in tutti gli ambiti della nostra vita, anche in quella professionale. Spesso assistiamo a una corrente diversa, dove la fede è un aspetto della vita di alcuni artisti ma rimane fuori dalla loro professione».

Siete seguiti da moltissimi giovani: non sentite la responsabilità per quello che comunicate?
«Certamente. Noi abbiamo fatto maturare la responsabilità anche grazie al nostro cammino quotidiano. Nulla è importante quanto l’esempio, è una regola della vita di tutti noi».

In che modo vi ha cambiato la conversione?
«Sicuramente ha migliorato le nostre potenzialità e ha allontanato da noi le pericolose abitudini che prima facevano parte della nostra vita. Nei nostri cuori c’è una battaglia e se non si sceglie da che parte stare si rischia di finire nella strada sbagliata. Molti si soffermano soltanto alla conversione, ma secondo me quello che serve osservare per prima cosa sono i frutti. I frutti della nostra conversione, dolcissimi, li vogliamo far conoscere».

Quale rapporto avete con Dio? È sempre rose e fiori?
«Il rapporto con Dio è un amore adulto. Richiede presenza, attenzione, ascolto, dialogo e verità. Questo rapporto può anche avere battute d’arresto e momenti di rottura, ma sempre con la consapevolezza che alla base c’è il più grande Amore».

I vostri testi sono molto “in accordo” con le parole di papa Francesco…
«Mi colpisce che quando abbiamo pubblicato l’album “Cuore aperto”, lui ha pubblicato l’enciclica “Laudato si’”. E questi due lavori sembrano essere accompagnati da uno stesso spirito, sguardo e voglia di osservare la realtà. È stato molto bello. Lo Spirito ci suggerisce le stesse cose, anche se poi le comunichiamo e le trasmettiamo in modo diverso. Ci ritroviamo in comunione pur non sapendolo, e questa è un’esperienza di mistero talmente grande che va oltre la nostra comprensione».

Secondo voi i giovani di oggi possono riportare luce nel mondo?
«Non nascondo la preoccupazione per la generazione dei giovani di adesso. Ma sono convinto che la grazia di Dio resti sempre sovrabbondante e che lo Spirito indicherà le giuste strade. Ma questo richiede l’impegno di tutti».

Qualcuno potrebbe pensare che la vostra possa essere una scelta “commerciale”. Voi come rispondete?
«All’inizio era un’accusa che ci veniva mossa. Ma come in tutte le cose buone, ci si deve equipaggiare di una grande pazienza e di una certa sobrietà per capire che si possono subire degli attacchi. Questi attacchi però sono solo una richiesta di aiuto da coloro che non credono che una vita possa cambiare, migliorare e crescere. Forse anche io 15 anni fa avrei giudicato frettolosamente da lontano e non avrei creduto a questa conversione».

Ad agosto parteciperete all’incontro del Papa con i giovani: che significato ha per voi e cosa avete in serbo?
«Suoneremo le nostre canzoni più conosciute. È una grande emozione fare da “apripista” al Pontefice. Solo a dirlo mi emoziona… Quando tu a Dio dai tutto, Lui non si fa mai battere in generosità».

I vostri prossimi progetti?
«La prima settimana di ottobre porteremo 225 pellegrini da tutta Italia in Terra Santa, con il nostro fan club “Officina del sole”. L’iniziativa si chiama “Un invito… poi un viaggio” e la proponiamo per la terza volta».

Avete un “motto” che vi contraddistingue?
«“Li amò sino alla fine”. In queste parole vi è l’essenza di Dio. La fedeltà di Dio che ci interpella ogni giorno a fare la nostra parte. Questa frase la possiamo legare a quello che scrive dopo Giovanni: “Non c’è amore più grande di dare la vita per i propri amici”. E in questo noi ci rileggiamo: un’amicizia oltre il tempo, un legame nato e ritrovato in Cristo».

Alessandro Venticinque

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