La diocesi di Alessandria, attraverso l’Ufficio turismo e pellegrinaggi, ha organizzato un pellegrinaggio in Terra Santa, “Dal deserto a Gerusalemme”, dal 12 al 19 ottobre, a cui parteciperà anche il nostro vescovo, monsignor Guido Gallese.
Eccellenza, questo per lei è il pellegrinaggio numero…?
«Non mi ricordo (sorride)… ne avrò fatti almeno una decina».
La prima volta?
«Fu nel 1992 con il cardinale Giovanni Canestri, che organizzò un pellegrinaggio diocesano da Genova. Affittammo un volo charter, e ci ritrovammo su un jumbo jet, enorme. Eravamo più di 400 persone».
Lì accadde qualcosa per lei?
«Mi colpì il fatto che il Vangelo era terribilmente vero, concreto e tangibile nei suoi riferimenti storici. Quel sottile dubbio che in fondo la società razionalista ti insinua, facendoti chiedere se è proprio vero il cristianesimo, se Gesù Cristo è veramente esistito, viene scardinato totalmente in Terra Santa, il luogo dove le pietre parlano. Il fatto che la scalinata a fianco della chiesa di San Pietro in Gallicantu sia stata percorsa da Gesù nell’ultima notte della sua vita dà insieme un brivido e una strana consapevolezza della verità di quello che viviamo».
Un altro pellegrinaggio che ricorda come decisivo per la sua vita?
«Decisivo è una parola molto forte, però posso dire che nel pellegrinaggio in Terra Santa ho avuto delle esperienze particolarmente intense. Tra queste, non posso dimenticare i pellegrinaggi quotidiani al Santo Sepolcro alle 3 e mezza del mattino, quando ero a Gerusalemme. Andare a pregare nella quiete dell’alba al Calvario e al Santo Sepolcro, che durante il giorno sono caotici per il gran numero di visitatori, è un’esperienza impagabile. Ti porta alle radici dei Misteri della vita cristiana: la morte e risurrezione di Gesù Cristo. Vorrei anche aggiungere che nel pellegrinaggio in Terra Santa sono stato spettatore di conversioni e di numerosi interventi della Grazia di Dio».
Ce ne può raccontare qualcuno?
«Mi viene in mente quella volta in cui ho colto l’importanza del Sacramento della Riconciliazione, nonostante il Ministro…».
Nonostante il Ministro? Che cosa significa?
«Ero con i miei parrocchiani a fare una veglia al Santo Sepolcro. Siamo riusciti a farci chiudere dentro la basilica di notte per pregare, e verso le 3 del mattino una parrocchiana mi ha chiesto di confessarla. Io ero nel momento della mia crisi di sonno, e così le ho risposto: “Va bene, ma camminiamo perché altrimenti mi addormento”. La confessione inizia, e ricordo che ero talmente stanco che faticavo a capire quello che mi veniva detto. Quando pensavo di doverle dire io qualcosa, per il sonno non facevo in tempo a pensarlo che già lo avevo dimenticato. Non so assolutamente che cosa posso averle detto durante quella confessione. So soltanto che per anni quella donna mi ha detto: “Ah, don Guido, quella confessione al Santo Sepolcro mi ha cambiato la vita!”. E poi, tra le iniziative di Dio vorrei anche ricordare che uno dei quattro seminaristi della nostra diocesi è entrato in seminario proprio per “colpa” del pellegrinaggio in Terra Santa!».
Che cosa si aspetta da questo viaggio?
«Francamente non vado in Terra Santa a domandare, ma ad ascoltare la Parola di Dio. Ha un sapore particolarissimo. È come se risaltasse ancora di più e fosse ancora più affilata e penetrante. Andare in Terra Santa è per me un’occasione per rafforzarmi nell’impegno di preghiera a favore della pace in quella terra martoriata».
Andrea Antonuccio