Sabato 17 novembre il nostro Vescovo Guido presiederà la Messa di saluto e ringraziamento alle suore carmelitane di Betania che entro fine mese lasceranno il monastero.
Eccellenza, il Carmelo chiude. Una sconfitta?
«Più che una sconfitta io direi un “segno dei tempi”. Non nel senso che adesso il Carmelo non sia più utile, ma nel senso che oggi si fatica molto a capire la centralità del Signore. E quindi, in modo particolare, a capire la centralità della vita contemplativa, che è far parte di un manipolo di persone che si mettono davanti a Dio a intercedere per tutti. Per certi versi è una sconfitta, perché abbiamo perso nella nostra diocesi l’unico gruppo di contemplative di clausura: un gruppo di persone che ha come primo compito il coraggio di stare davanti a Dio offrendo la preghiera e la vita quotidiana».
Cosa hanno dato alla diocesi le suore del Carmelo?
«La mia esperienza mi dice che l’intercessione delle monache di clausura è sempre potente. Le suore del Carmelo con la loro intercessione hanno ottenuto grandi Grazie dal Signore, ne sono sicuro! Ma quando le Grazie arrivano non c’è sopra la targhetta di riconoscimento per capire da dove vengono… Credo che abbiano dato molto, non solo per la preghiera ma anche per la loro stessa presenza: un richiamo a qualcosa di più alto, l’attestazione che Dio esiste ed è Qualcuno per cui vale la pena dare la vita».
Tanti monasteri sono in difficoltà per mancanza di vocazioni. Si sta chiudendo un’epoca?
«È difficile rispondere a questa domanda, anche perché ci sono monasteri in difficoltà e altri che invece sono fiorenti. La crisi vocazionale vale un po’ per tutti: a ciò concorre, oltretutto, la diminuzione della vita di preghiera nelle nostre comunità, e quindi il fatto che non si riesca ad avviare i giovani sul “trampolino” della vita contemplativa. E non perché i giovani oggi non gustino e non apprezzino più la vita di preghiera: ma perché raramente entrano a contatto con questa proposta».
Cosa si può fare, allora?
«Questa situazione deve spronarci a ritornare ad alcune cose essenziali, come la preghiera e come il rapporto con Dio. Sono alla base di tutta la vita cristiana e anche della carità. Madre Teresa di Calcutta faceva due ore di adorazione al giorno e chiedeva la stessa cosa, con forza, anche alle sue consorelle. Altrimenti non le mandava a fare servizio ai poveri».
Sabato 17 alle 10 lei celebrerà la Messa di saluto e ringraziamento a Betania. Quale “grazie” vuole dire alle suore?
«Senza dubbio un grazie per la loro fedeltà, per la loro intercessione e per la loro offerta. E un grazie per la loro gioia, perché sono state veramente un’oasi di gioia. Il fatto che siano comunque gioiose anche in questa circostanza la dice lunga sullo stile di vita, sull’adesione a Cristo e sull’offerta amorosa».
Queste suore sono state un punto di riferimento per tanti alessandrini (e non). E adesso?
«Adesso dobbiamo farcene una ragione e pregare perché il Signore ci mandi vocazioni, ci mandi contemplative claustrali per la nostra diocesi. Le suore ci hanno promesso che continueranno a pregare per noi, senza dubbio. E noi dobbiamo trovare anche altre intercessioni per la nostra Chiesa».
Che ne sarà di Betania?
«Per un anno sarà ancora attiva la costituzione giuridica delle monache, anche se il monastero rimane vuoto. La probabilità che le carmelitane scalze riescano a ritornare e riaprire non è altissima, ma confidiamo nel Signore. A me piacerebbe ovviamente un monastero di claustrali, ma vedremo che cosa la Provvidenza di Dio ci manderà».
Andrea Antonuccio