Questa settimana è stata diversa dalle altre e vorrei parlarvene usando una frase che ripetiamo ogni giorno: «Dacci oggi il nostro pane quotidiano». Il primo pensiero è la fame. L’uomo vive alla ricerca di alimenti che possano saziare la sua fame: la fame del corpo, la fame dell’anima, dell’intelligenza e del cuore. Secondo pensiero, il pane non si trova in natura, è il risultato del lavoro dell’uomo che deve seminare, coltivare, riconoscere, raccogliere e lavorare i frutti che Dio ci manda. Lui non fa il pane, ma si fa Pane perché questa fatica possa rendere sacra la nostra vita. L’ultimo pensiero è il tempo racchiuso nella parola “quotidiano”, che forse ci mette paura perché ci dà un inizio, ci chiede un ritmo, ma non ci dice quanto dura! Ogni volta che penso a un tempo così lungo nella mia vita, vedo subito mia figlia. Penso a questi pochi giorni che sono passati, solo miei e di Matilde, e mi rendo conto di quanta confidenza possa creare la quotidianità, il cemento delle relazioni. Il tempo sembra sfuggirci di mano e quotidianità per me è guardarla addormentarsi la sera, sospesa tra i grazie per la giornata appena trascorsa e i dubbi sul giorno che sta per arrivare. Inutile dirlo, è il momento più bello della giornata. Questa quotidianità, questo rapporto è ciò che ci chiede Gesù in questa frase. È giusto cercare il cibo che ci sfama, che dà gusto alla nostra vita, ma senza la quotidianità non c’è una vera relazione. Sono un padre contento e voglio diventare anche un Figlio di Dio contento. Giorno dopo giorno.
Enzo Governale
@cipEnzo