Intervista a padre Max Anselmi passionista
«I santi come Madre Leonarda danno fede, amore e coraggio!»
Padre Max Anselmi è vice postulatore aggiunto della causa di beatificazione e canonizzazione di Madre Leonarda. Oggi vive al Convento della Presentazione sul Monte Argentario (Grosseto).
Padre Max, perché è importante interessarsi di Madre Leonarda?
«Innanzitutto darei una risposta di attualità, ed è questa: io come missionario vedo nel nostro popolo un senso di morte tremendo…».
Cioè?
«Le progettualità storiche che nella nostra epoca abbiamo attivato, volenti o nolenti, sono state tutte distrutte. Faccio un esempio personale. Nella formazione dei giovani ho lavorato per 25 anni: l’impostazione pedagogica che avevo dato, e il comportamento come risultato della formazione, è stato raso a terra. Ma pure chi ha fatto un’industria, o chi ha preparato per i figli un avvenire, può vedere come spesso i suoi sforzi sono stati vani. D’altronde anche Gesù lo dice: “Non resterà pietra su pietra”. In più, le colpe di questo sfacelo vengono date alla persona che si è impegnata, e non a chi realmente ha le responsabilità! Questo produce sofferenza, tristezza e delusione».
E cosa c’entra Madre Leonarda?
«Confrontarsi con Madre Leonarda fa recuperare la capacità di un ideale, dà la capacità di reagire, di trovare un senso in ulteriori realizzazioni. Sono personaggi, quelli come lei, che ti portano alla fede. Ma c’è anche un altro motivo…».
Quale?
«Un’altra motivazione è che si è perso il senso della vita. Perché vivere, perché impegnarsi, perché darsi da fare? Subentra un sostanziale menefreghismo. Allora, ecco la necessità di un confronto con questi uomini e donne del nostro territorio, che hanno vissuto la nostra storia. Come Madre Leonarda, che da bambina ha sperimentato la Prima guerra mondiale e da monaca la Seconda, con i bombardamenti di Ovada; da giovane, ha vissuto i conflitti sociali delle campagne alessandrine, soprattutto nelle parti di Castelceriolo e Piovera, dove erano scoppiate grosse contestazioni, anche contro la stessa famiglia di Madre Leonarda. Una donna coraggiosa, che durante la guerra affrontò la situazione del monastero, in condizioni miserabili: su 30 suore, 27 erano ammalate».
Come si comportò?
«Nel 1948 fece un milione di debiti di lire per ristabilire in salute le sue consorelle, mettendosi anche in contatto con tutti i migliori personaggi d’Italia: La Pira a Firenze, poi ad Andreotti a Roma… e così facendo cambia la modalità di gestione del convento. Costruisce i bagni, mette il riscaldamento e organizza meglio la distribuzione del lavoro all’interno del convento. Creò un fervore, un entusiasmo in convento che non si era mai visto! C’era in lei un’attenzione all’umano che rese attuale il monastero e il territorio. Chi si riferisce a Madre Leonarda non si trova davanti un personaggio del passato, retrogrado, pauroso della modernità; ma ha invece a che fare con una donna capace, saggia ma vivace, pienamente inserita nella vita del territorio».
Cosa serve a una donna di oggi confrontarsi con una monaca di clausura passionista, e per di più dedita alla contemplazione?
«La risposta è subito data. Vista la perdita di senso del nostro mondo, per recuperare il senso della vita, o per conservarlo, bisogna servirsi di percorsi contemplativi. Da questo punto di vista il monachesimo contemplativo è preziosissimo: il messaggio che dà è che per vincere l’alienazione, dominare l’ansia e “gestire” l’eros, è essenziale riservarsi ogni giorno un periodo di pace e di contemplazione, per entrare nel proprio centro interiore».
Padre Max, lei che cosa imparato da Madre Leonarda?
«Ho imparato a essere un sacerdote molto più serio, ma anche molto più libero. Perché sono venuto a contatto con una visione positiva dell’agire umano, della storia e del progresso: non più un nemico, quest’ultimo, ma un potente alleato. Prova ne sia che lei riusciva ad avere in monastero tutte le ragazze di Alessandria, per renderle mamme moderne, capaci di affrontare la vita del tempo. E noi, oggi, non dobbiamo avere paura della nostra situazione, anche se in diversi casi potrebbe portarci allo sconforto e alla depressione: quante chiese vuote, quante opere che chiudono, quanti matrimoni sfasciati… Ma i santi come Madre Leonarda danno fede, amore e coraggio!».
Andrea Antonuccio